Il Documento di Economia e Finanza. Eccolo.
Ne avevamo parlato poche settimane fa tracciando una linea di demarcazione tra la luna di miele e la vita reale. Ma sarà realmente uno spartiacque tra il governo e il consenso? Tra politiche (?) e crescita nei sondaggi?

Mentre all’inizio ne eravamo convinti, oggi la preoccupazione sale per via di una palpabile sensazione di ribellione che il popolo si aspetta dai gialloverdi. L’Italia e gli italiani hanno una gran voglia di alzare la cresta, nei confronti dell’Europa e del mondo. Insomma, si studia per anni la storia e si cresce col mito di Roma Caput Mundi, salvo poi d’improvviso accorgersi di vivere in una crisi costante, totale e cronica che lascia pensare “perché sono nato in questo momento storico?”. Un senso di rivalsa ed egoismo culturale; sono queste le spinte che ha la gente verso il sentiment del populismo. Vincere e tornare come duemila anni fa sul tetto del mondo occidentale, questo la gente sogna.

Premesso ciò, occupiamoci del Def, lo strumento che deve contenere misure strategiche per uscire da questa situazione di cronicità. Il documento ha di fronte due strade, diverse, separate e distinte l’una dall’altra: aumento della crescita o indebitamento.
La strada dell’indebitamento può essere percorsa, siamo anche favorevoli ad attenuare le maglie della burocrazia europea. Il problema è quel numerino: 2,4%. Ovvero una manovra che comporta un deficit al 2,4% del Pil. Tragedia o allarmismo? Per capire ciò dobbiamo analizzare le questioni principali della manovra.

La rivisitazione della Fornero e del sistema pensionistico. Dubitiamo fortemente che un pensionamento possa sbloccare un posto di lavoro per un giovane. Non tutte le aziende cercano personale e se necessitano di una figura giovane la assumono comunque, senza attendere che un dipendente lasci per anzianità. Un profilo giovane può comunque essere assunto anche perché rispetto ad una persona di 65 anni ha sicuramente un approccio diverso ed un altro background da donare ad una azienda. Non è una regola, ma un pensiero verosimile.  In questo caso dunque, 1 non vale 1. Ma a trarre benefici da questa politica è quasi esclusivamente solo l’azienda, che non assumerà nella maggior parte dei casi, ma risparmierà uno stipendio.

L’introduzione della flat tax. Sicuramente porterà ad una leggera crescita. Ma resta una politica isolata, e la crescita non sarà certo pari agli investimenti messi in campo per generarla.

Reddito di cittadinanza. Ovvero l’assistenzialismo dello Stato. In primis disincentiverà a trovare lavoro e questo lo diamo come un dato di fatto. In molti casi poi, sull’esperienza del reddito di disoccupazione, molte persone prenderanno il sussidio e continueranno a lavorare al nero (così da prendere due stipendi). La nota positiva è che avrà comunque un leggero impatto sui consumi, perché qualcuno, mettendo in tasca dei soldi, poi li spenderà. Ma in generale vale il discorso fatto per la Flat Tax: piccola crescita che non ripaga certo degli investimenti.

Queste tre iniziative verranno finanziate anche grazie al condono fiscale. Che generalmente non porta mai ai risultati sperati. C’è da pregare che accada un vero miracolo economico (e sociale).

In questo contesto c’è la Borsa Italiana che in tre ore (nella giornata del 28 Settembre) ha bruciato 26,6 miliardi di euro. C’è lo spread che tocca 270 (28 Settembre). C’è una Bce che potrebbe concludere a breve le proprie politiche espansive di acquisto del debito (anche il nostro).

L’aumento del deficit dello Stato, in maniera così cospicua, dovrebbe almeno generare una grande, grandissima crescita. Invece non sarà così. Non ripartirà la spesa pubblica per via di un patto che non fa spendere i comuni virtuosi. Non ripartiranno le grandi opere infrastrutturali che farebbero tanto bene al tessuto economico e imprenditoriale della nazione. Non caleranno i costi del lavoro, che oggi sarebbero il vero volano per una crescita sensata. Non ripartirà infine lo sviluppo perché non viene finanziata la ricerca, continuando, l’Italia, a rimanere indietro rispetto alle altre potenze europee.

Con queste piccole, ma grandi, accortezze avremmo anche accettato l’allargamento delle maglie del deficit. Almeno una tantum per dare quella scossa che tanto serve ad un paziente in arresto cardiaco come l’Italia. Le controindicazioni di questa scossa invece sono più dannose dei benefici che potrebbe generare.  Non vorremmo oggi avere un mutuo sulla nostra casa a tasso variabile per intenderci. ..

Il Venezuela è vicino, è sul pianerottolo di casa nostra.
Si salvi chi può da questa cupa e triste ignoranza. In barba ai romani del Caput Mundi.