Sono giorni importanti per le sorti dell’Italia. Mario Draghi sta ascoltando ed interloquendo con i maggiori partiti politici italiani con l’obiettivo di formare una squadra dei migliori appoggiata da gran parte dei gruppi in Parlamento. Sembrava quasi una mission impossible fino a pochi giorni fa, ed invece è diventata quasi una passerella, una formalità, che culminerà questo fine settimana col giuramento del nuovo esecutivo.

Nel frattempo possiamo solo che origliare tra le indiscrezioni che hanno raccontato i leader dei partiti a seguito del doppio confronto con il presidente incaricato, o leggere i retroscena giornalistici più quotati.

Tali racconti parlano di Mario Draghi come di un uomo risoluto, preparato, con idee e un programma già chiaro e definito, che però, ammettono, ancora non si è visto nel concreto. Verrà presentato in maniera dettagliata al Parlamento (beata centralità ritrovata).

Quello che possiamo avere, però, è uno schema di lavoro per i prossimi anni.

Intanto abbiamo due certezze: l’Italia tornerà atlantista ed europeista. Lo ha ripetuto a tutti. Non due cose da poco, visto e considerato che negli anni a trazione grillina l’Europa veniva spesso picconata ed a Washington veniva preferito Pechino.

Draghi ha poi sottolineato in maniera marcata alcuni temi che saranno per lui, e la sua squadra, determinanti: l’ambiente, la sanità e la relativa nuova (speriamo) campagna vaccinale, la tutela del lavoro per coloro che lo hanno perso o potrebbero perderlo causa Covid, il sostegno alle imprese ed alle banche e, infine, la scuola. Sulla scuola Draghi si è già sbilanciato per l’allungamento del calendario delle lezioni su giugno.

Ma non è finita, perché Draghi ha parlato di alcune riforme che saranno oggetto di intenso lavoro: la riforma della Pubblica Amministrazione in ottica deburocratizzazione, la riforma della giustizia civile (e forse anche quella penale), la riforma del fisco.

Uno dei momenti più salienti del confronto è stato quando ha ribadito (a tutti) che il suo governo si porrà in forte discontinuità con il precedente. Cancellazione dei bonus una tantum e dei contributi a fondo perduto, rilancio delle infrastrutture e sblocco definitivo dei cantieri strategici ad oggi paralizzati.

Idee chiare per Mario Draghi, ma per i dettagli, come già detto, bisognerà attendere ancora dei giorni: la squadra di governo e la fiducia in Parlamento (questa forse già la prossima settimana).

E Giuseppe Conte? È ancora premier, ma gli italiani sembrano già essersene dimenticati. La sua stella si sia già eclissando.