Il 22 giugno, la Commissione europea, ha promosso a pieni voti il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con 10 A e 1 B. Il piano, tra trenta giorni, passerà al vaglio del Consiglio che, una volta approvato, renderà adottato ed effettivo il Piano italiano.
Insomma, ci siamo! La potenza di fuoco più importante dal dopoguerra ad oggi sarà iniettata nelle casse dello Stato italiano con l’obiettivo di portare il nostro Pase fuori dalla pandemia che lo ha investito, grazie ad una progettualità ambiziosa e fattibile.
Parliamo di 191 miliardi di euro che entro il 2026 dovranno essere spesi e rendicontati e per i quali l’Europa ci obbligherà ad adottare importanti riforme; quelle riforme che l’Italia da decenni non riesce a portare a compimento, e dalle quali dipenderà l’erogazione delle trance di contributi europei del Recovery.
La vera sfida, da domani, sarà quella dell’attuazione. “Oggi però – dice Mario Draghi – è il momento di celebrare l’alba della ripresa economica italiana”. Ed ha ragione, perché se oggi siamo qui a ricevere i complimenti da tutto il vecchio continente lo dobbiamo principalmente al Presidente del Consiglio Mario Draghi, alla sua autorevolezza che è stata fondamentale e ci ha riportato ad essere, dopo diversi anni, al centro della scena continentale; le sue negoziazioni sul dossier del Recovery sono state decisive. È vero che siamo la terza economia dell’area Euro, ma è anche vero che, qualche mese fa non navigavamo in queste acque, non sentivamo questa fiducia così vera e sincera come oggi.
Le parole dell’ex ministro del governo Conte I, Giovanni Tria, al riguardo sono sentenze:
Quando ho visto quel che si poteva vedere dei primi testi del precedente governo, francamente pensai a Scherzi a parte. Poi provarono a rimpinguarlo, ma la verità è che sul finire del Conte II un piano, l’Italia non ce l’aveva.
Il fallimento di Giuseppe Conte fa parte ormai della storia, e sarà incancellabile. Ci serve solo a dare un meritato riconoscimento a chi sosteneva, da sempre, che un’alternativa c’era, ed era affidabile e percorribile. Ma questo è il passato, che tutti conosciamo; ora la sfida sarà fare tutto con velocità ed efficienza, cercando di trovare il ritmo giusto per la cavalcata senza precedenti, che ci accompagnerà fino al 2026.
L’Italia ha davanti il suo percorso più importante degli ultimi 40 anni. E noi siamo convinti possa farcela, perché è proprio nelle situazioni di emergenza, che questo Paese riesce a dare il meglio si sé.