L’Italia è tornata a vivere il bipolarismo, almeno è questo lo scenario che emerge dopo le due elezioni regionali di Emilia Romagna e Calabria. Da una parte il centro destra e dall’altra la sinistra. Nel mezzo niente più che pochi punti percentuali in cui naviga il Movimento 5 Stelle.

La fine del partito di Beppe Grillo è scritta sulle macerie dei risultati definitivi delle regionali. E sono i numeri a certificare i titoli di coda.

In Emilia Romagna

Alle elezioni regionali del 2014 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 159.456 voti di lista per un totale di 13,27% dei votanti.
Alle elezioni europee del 2019 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 290.019 voti di lista per un totale di 12,89% dei votanti.
Alle elezioni regionali del 2020 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 102.595 voti di lista per un totale di 4,74% dei votanti.

In Calabria

Alle elezioni regionali del 2014 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 38.345 voti di lista per un totale di 4,90% dei votanti.
Alle elezioni europee del 2019 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 194.695 voti di lista per un totale di 26,69% dei votanti.
Alle elezioni regionali del 2020 il Movimento 5 Stelle ha ottenuto 48.764 voti di lista per un totale di 6,27% dei votanti.

La matematica non è un’opinione ed il movimento pentastellato ha buttato a mare, nelle due regioni, in meno di un anno, quasi 350.000 voti di lista. Il partito più importante del parlamento italiano, quello più numeroso, che esprime il più alto numero di ministri e che ha indicato il premier, ha eletto nelle ultime due elezioni regionali 0 consiglieri regionali. Questo è il dato. Questa è la storia.

Poteva durare ancor più a lungo, quel partito politico che bloccava, su una proposta non politica, la politica?

Poteva durare ancora più a lungo, quel partito nato per combattere i cattivi, e divenuto alleato degli stessi cattivi?

Bentornato bipolarismo