In questi giorni stiamo per assistere ad una nuova ondata di tasse che colpiranno il ceto medio e produttivo del Paese. Lo si percepiva già da tempo grazie agli spifferi di Palazzo Chigi, ed ora che i testi di sono in procinto di essere presentati in Parlamento per la loro approvazione, lo spiffero è diventato inchiostro.

In realtà, in questo delicato frangente, qualcuno dirà che è andata pure bene da come erano partite le cose: si parlava di aumento dell’Iva nel settore turistico, si parlava della tassa sulle merendine, poi l’aumento della tassa sugli affitti a canone concordato, l’ingresso delle auto aziendali nel reddito imponibile, e così via…
Il respiro di sollievo è corto però. Perchè, se da un lato si è riusciti a scongiurare queste iatture, dall’altro siamo straconvinti che le due Camere non toccheranno nulla della manovra di bilancio, lasciando introdotte molte nuove tassazioni per il Paese. I miglioramenti previsti dai renziani saranno difficili da far digerire in primis all’Economia e quindi a Bruxelles, e le migliorie proposte dall’opposizione, quelle si sa, sono tutta carta straccia.

La plastic tax ad esempio sarà presente, eccome, e garantirà un gettito alle casse dello Stato per un miliardo nel 2020, per poi aumentare fino a 2,2 miliardi negli anni successivi (con un prelievo di 1 euro per ogni chilogrammo di plastica dei manufatti monouso).

Poi ci sarà la tassa sulle bevande zuccherate, la sugar tax che colpirà chinotti, aranciate, succhi di frutta, spume e via dicendo, gravando (a partire da aprile 2020) su un comparto già sotto un forte stress tassativo.
Questi due provvedimenti sono l’emblema della manovra 2019, e fanno rima con le stime di crescita dell’Italia fatte della Commissione europea per il 2020: mentre prima la previsione era una crescita dello 0,7% ora si è passati allo 0,4%. Si rallenta ancora, sotto i colpi della nuova manovra.

Dentro questo vortice di confusione generale, che vede una maggioranza di governo senza fiducia popolare (Umbria docet), un’Europa morbida ma sempre vigile (che oggi con Moscovici ci chiede di aumentare gli sforzi) e una serie di provvedimenti in atto che stanno facendo acqua (reddito di cittadinanza e quota 100 criticati e attaccati da molte categorie), si raffigura un fine anno a dir poco complicato per il settore produttivo italiano.

Chi se la passa bene invece è quello stato di società che percepisce il reddito di cittadinanza. Circa un milione e trecentomila persone ne beneficiano. Tra di loro persone perbene, ma anche malviventi. Due miliardi di euro “buttati a mare” perchè la voce “posti di lavoro trovati” dal meccanismo organizzato dal Movimento 5 Stelle recita 0. Zero carbonella, zero di zero. Però, dicono fonti governative, che la fase due vedrà grandi risultati da questo punto di vista. Ma allora, in un anno, cosa abbiamo fatto? Niente, mantenuto famiglie così, tanto per prendere voti (Che poi alla fine manco quelli).

Questa parentesi sul reddito per dire che, anzichè gettare nella spazzatura 2 milioni di euro, sarebbe stato meglio distribuirli alle aziende italiane per aiutare le assunzioni o abbattere quelle tassazioni che ogni anno nascono come funghi o meglio ancora destinarli agli investimenti infrastrutturali, capitolo buio degli ultimi sette anni di governo.

Ricordiamo infine che oggi, giovedì 7 novembre 2019 entra in vigore la legge che obbliga l’automobilista a dotarsi di seggiolino anti abbandono per il proprio figlio. Circa 50€ a bambino a carico di ogni famiglia.

Amen