Le foto che circolano in rete non sono affatto entusiasmanti. La ripresa economica non c’è, la gente non gira come dovrebbe, le famiglie non sentono tutta questa esigenza di “darsi alla vita di prima“. Vale per le grandi città come per i piccoli borghi italiani.
Al netto di qualche super assembramento fin troppo esagerato, per cui il governatore del Veneto Luca Zaia ha appena tuonato:
Ci sono arrivate, ma credo a tutti, decine di foto e video dei centri delle nostre città con movida a cielo aperto. Non ho nulla contro la festa, ma divieto di assembramenti e l’uso della mascherina sono la conditio sine qua non, i salva vita per la tutela dei cittadini. In 10 giorni io li vedo i contagi: se aumentano richiuderemo bar, ristoranti, le spiagge, e torneremo a chiuderci in casa col silicone
la situazione è moribonda. E c’era da aspettarselo. Il governo Conte ha cancellato le restrizioni con un decreto, ma non la paura, quella viaggia su altri binari.
Esclusi i parrucchieri, ai quali non bastano le ore di luce solare per le richieste di prestazione, è nel settore delle attività ludiche, e specificatamente in quello della ristorazione, che il tunnel è ancora lungo e buio.
Bain & Company ha pubblicato un interessante studio sulla situazione di bar, ristoranti e affini proiettata sul 2020. Numeri alla mano il dossier parla di un valore, del reparto intero, di 4 punti percentuali di Pil. Secondo la nota società di consulenza, la crisi ne porterà via la metà: la nazione perderà il 2% del prodotto interno lordo. Questo, in numeri, significa: 300.000 mila posti di lavoro in meno, 1.000 ristoranti a rischio chiusura entro il 2020, il 50% in meno di fatturato globale e 5 miliardi di entrate fiscali in meno sul bilancio dello Stato.
Il futuro non è certo limpido per il settore del food and beverage legato al turismo. Se tra giugno e settembre non si sbloccherà qualcosa nella mentalità degli italiani, il 2020 avrà l’effetto di una lama che dimezzerà le strutture della ristorazione.
Le associazioni di categoria hanno consumato le suole delle scarpe a forza di salire e scendere le scale di Palazzo Chigi per chiedere la riapertura il 18 di maggio. Ma siamo sicuri sia stata la soluzione migliore? Siamo sicuri che non sarebbe stato meglio ottenere una moratoria sulla tassazione alle imprese e tenere chiuso ancora qualche settimana?
Aprire senza clienti è ancor peggio di non aprire. In bocca al lupo a tutti, che il Governo vi assista!