Il 14 agosto non potremmo più dimenticarcelo. Attimi di terrore, paura, disperazione. Il Ponte Morandi che crolla e lascia uno squarcio profondo nel cuore di Genova.
Sono passati quasi due mesi ed il commissario alla ricostruzione del Ponte è stato nominato da poco. E quel Governo che doveva essere l’esempio dell’efficienza e della lealtà, si è dimostrato peggio di altri nella gestione di questa emergenza. Genova è ancora lacerata, ci sono sfollati nelle tendopoli e la figura del commissario (Marco Bucci, sindaco di Genova) nasce amputata, per sua stessa ammissione:

Ho già detto che sono al servizio della città, ma sia chiaro che con il decreto così com’è scritto sarebbe impossibile lavorare

E così, nonostante la città ed i suoi gruppi sociali esultino per la nomina del sindaco, la protesta non si placa. Perché le questioni aperte sono ancora aperte e a due mesi dal crollo è ancora tutto com’era.

Quattro temi non affrontati che fanno gridare allo scandalo. Su questi temi si è svolta la manifestazione di Genova ha visto una grande partecipazione, spontanea e non spintanea. C’erano praticamente tutti: professionisti, rappresentanti di categoria, centri culturali e tanti, tantissimi semplici cittadini.

LA PENALIZZAZIONE COMMERCIALE. La zona intorno al Ponte Morandi vive una fase di profonda depressione. E il futuro davanti è tutt’altro che roseo. Negozi che non vedono più clienti, attività che stanno pensando alla chiusura o al trasferimento.
Volenti o nolenti l’area del crollo ha subìto delle profonde ripercussioni. Pensiamo ai perimetri chiusi per precauzione, alle strade chiuse per i calcinacci e detriti vari.
Ci saremmo aspettati che il governo (ed il comune) avessero messo in piedi una moratoria sulla tassazione. La gente che ha investito non può essere lasciata sola.

IL TRAFFICO. Che è anche una causa per cui sopra…. le strade principali hanno subìto danni o sono ancora pieni di macerie. La circolazione è fortemente compromessa ed uscire o entrare nella zona è una missione impossibile. Nonostante siano state aumentate le tratte dei mezzi pubblici, la situazione non è assolutamente migliorata.
Ci chiediamo se sia troppo accelerare i sopralluoghi, i rilievi e gli accertamenti e togliere i massi almeno dalle due strade che costeggiano il fiume Polcevera. Sarebbe la vera soluzione al problema del traffico ed andrebbe a risolvere parzialmente anche quello commerciale.

LA VELOCITA’. Intesa in ogni sua forma. Sembra infatti che la burocrazia di ogni livello vada ad una lentezza quasi record. Se è vero che il sindaco commissario ha dichiarato che servono tra i 120 e i 140 milioni di euro per la ricostruzione, non crediamo sia così improbabile spendere una parte di soldi subito per regolarizzare la vita delle persone dell’area limitrofa al crollo.

LA TENDOPOLI. Stiamo andando incontro all’inverno in una città con grandi sbalzi di temperatura, un grado di umidità molto importante e che negli ultimi anni ha quasi sempre subìto forti disagi dalle piogge che si sono abbattute sull’intero territorio.
Possibile che sia ancora tutto fermo ed immobile? C’è la possibilità di ridare una dignità a queste famiglie?

Il rappresentante degli sfollati, Franco Ravera, è stato lapidario ieri:

Siamo qui per chiedere soprattutto la riapertura delle strade, c’è una comunità di 50 mila abitanti, quella della Valpolcevera, senza contare quelli dell’entroterra, che non possono più sopportare un certo immobilismo nelle decisioni

La fotografia di Genova è quella di questo governo. A due mesi dal dramma si è passati dagli applausi (funerali) ai fischi (manifestazione dell’8 Ottobre).