Alzi la mano chi non ha goduto alla notizia su Asia Argento e la sua presunta molestia all’allora minorenne Jimmy Bennet. Dopotutto, poter dire “il bue che dice cornuto all’asino”, è una bella soddisfazione. Specie quando, stavolta, il bue è di quelli belli grossi, forse quello più grosso.

Abbiamo sempre provato abbastanza disgusto per coloro che da un pulpito hanno fatto la predica agli altri, soprattutto quando venivano sostenuti dai più importanti mezzi di comunicazione e da tanti personaggi noti del mondo dello spettacolo e della kultura. Abbiamo sempre girato le spalle verso coloro che si autoproclamano giusti, buoni, o immacolati come nel caso di Asia Argento, che nell’ultimo anno si è costruita un autoritratto della purezza. Prima di questa settimana infatti, l’Argento era la leadirina del movimento Me Too, nato per tutelare i diritti delle donne contro i mostri della violenza e per emettere sentenze prima di un giusto processo. D’altronde la gogna è sempre esistita: prima la faceva lo Stato tramite apposita legge nelle piazze pubbliche, oggi in chiave 2.0 si ripropone nelle tv, sui giornali e in rete. Come se il progresso e la crescita culturale del popolo occidentale, che hanno spinto nel dimenticatoio questa usanza, non fossero mai esistiti.

E quindi, dopo una intensa, ma breve goduria per la sventura capitata ad Asia Argento, siamo tornati di sentimento neutrale. Perché non siamo ipocriti da dover nascondere un sentimento immorale come la vendetta, ma non siamo neanche così poco onesti da perdere di vista le cose in cui crediamo. Lo Stato di Diritto in primis.

Serve capire come sono andati i fatti della vicenda Argento/Bennet per renderci conto di quanto urgente sia un cambio di approccio alle notizie.

  1. Jimmy Bennet accusa Asia Argento di averlo molestato, ancora minorenne durante la registrazione del Film “Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa”. Il New York Times scrive che Bennet abbia ottenuto un risarcimento di circa 380.000 dollari per la vicenda e per comprare il silenzio del giovane attore.
  2. Dopo (troppi) giorni arriva la difesa di Asia Argento (in procinto di essere scaricata sia dal movimento da lei fondato che dal programma televisivo per il quale sta attualmente registrando): “Nego e respingo il contenuto dell’articolo pubblicato… sono profondamente scioccata… non ho mai avuto relazioni sessuali con Bennet” .
  3. Il sito americano Tmz pubblica uno scambio di sms in cui è coinvolta Asia Argento che scrive “ho fatto sesso con lui, non sapevo fosse minorenne”. E spuntano selfie dei due protagonisti sdraiati sopra lenzuola bianche.

Da qui in avanti ci sono due scuole di pensiero con cui affrontare il tema. Il metodo Argento (o metodo Me Too): condanna preventiva, gogna mediatica, tribunale della santa inquisizione 2.0. Oppure il metodo dello stato di diritto: apertura fascicolo nelle sedi di tribunale, dibattimento ed ascolto delle testimonianze, sentenza definitiva (tre gradi di giudizio in Italia).

Noi la nostra strada l’abbiamo presa, anche stavolta. Nonostante la storia del bue e dell’asino ci piacerebbe raccontarla ancora. Ma sappiamo bene che la nostra battaglia è più importante, non per difendere Asia Argento, della quale nutriamo veramente poca stima, quanto per gente come Carl Sargeant, Jill Messick o Jo Min Ki che hanno deciso di suicidarsi per colpa di una gogna troppo grande, dove la strada dello stato di diritto per loro non è mai esistita, ma solo quella del Me Too.