L’intervista a Laura Castelli (viceministro dell’economia del Movimento 5 stelle) su Radio Capital ha portato all’attenzione dell’Italia intera un punto molto importante della manovra con impatto immediato sul 2019: il mercato dell’automobile.

Facciamo un piccolo passo indietro prima di proporvi la memorabile (l’ennesima) intervista dell’esponente grillina. Si parla di ecotassa, una tassa prevista per le annualità 2019, 2020 e 2021 con lo scopo di favorire l’acquisto di nuove auto a basse emissioni, che dovrebbe essere introdotta con un sistema di bonus malus sulle nuove immatricolazioni di auto in funzione delle emissioni di Co2. In pratica alle autovetture con emissioni superiori ai 110g/km verrebbe applicata una imposta al momento dell’acquisto che va da 150€ a 3000€ (crescendo proporzionalmente con il crescere delle emissioni); allo stesso modo le autovetture immatricolate con emissioni da 90 g/km fino a zero avrebbero un incentivo (anch’esso variabile) da 6000€ a 1500€; poi ci sono le auto di fascia neutra che non sarebbero soggette né a malus né a bonus.

Questa norma, che dobbiamo ricordare ancora non è legge, ha come obiettivo quello di incentivare la mobilità sostenibile. Obiettivo che la legge tende ad autofinanziare con l’equiparazione tra bonus e malus. I conti che ha fatto il governo però sono un pochino approssimativi, perché sono la semplice proiezione dell’annualità precedente, dove però l’ecotassa non esisteva ed il mercato non era da essa influenzato. E su questo argomento i tecnici del Senato hanno fatto uno studio di fattibilità partendo dai dati di immatricolazione del 2017. Interessante leggere il report proiezione di Fabio Gemelli su Motor 1:

… sui 2,08 milioni di auto immatricolate nel 2017 sono 135.943 (6,5%) le auto che avrebbero avuto diritto al contributo statale (bonus o incentivo da 6.000 a 1.500 euro), altre 884.128 (42,3%) non avrebbero ricevuto incentivi né pagato ecotasse e poco più di 1 milione di auto (51,1% del totale) sarebbe stato assoggettato alla nuova imposta o ecotassa.
Nel 2017 il ricavato dell’ecotassa (374 mln di euro) avrebbe coperto abbondantemente le necessità dell’ecobonus (218 mln di euro), con un “saldo netto per le casse dello stato pari a circa 156 mln di euro”. Il problema è che l’introduzione dello schema bonus/malus su base CO2 andrebbe a cambiare le carte in tavola, ovvero gli equilibri e i numeri di mercato dell’auto.
Facendo una semplice proiezione sull’anno 2019 ipotizzando l’entrata in vigore del sistema “ecotassa / ecobonus” il servizio del bilancio del Senato ha calcolato che le immatricolazioni di auto elettriche e meno inquinanti (CO2 fra 0 a 90 g/km), quelle che hanno diritto al contributo all’acquisto, potrebbero crescere del 70% arrivando a quota 165.128.
Quelle “neutre”, senza incentivo o imposta, aumenterebbero invece del 26% arrivando a 1.113.960 unità, mentre il numero delle auto più inquinanti che supera i 110 g/km di CO2 immatricolate potrebbe rimanere invariato. Sulla base di questi calcoli si possono ipotizzare 371.578.350 euro di spesa in ecoincentivi nell’anno 2019 contro un introito di 374.832.300 euro da ecotassa.

Qui nasce il primo problema perché la legge prevede un limite di spesa di 300 milioni di euro che cozza col calcolo proiezione che ne prevede 371: il fondo rischia di essere insufficiente? E se così fossi, quali sarebbero i cittadini a cui non verrebbe corrisposto il bonus?
Il problema ancor più grave è l’aumento della fiscalità che frenerebbe senza dubbio le nuove immatricolazioni, e senza nuove immatricolazioni il fondo derivante dal malus calerebbe, forse anche drasticamente. Gli effetti recessivi sul mercato porterebbero un rischio dei posti di lavoro nel settore delle vendite (molto border line già oggi) ed una diminuzione del gettito Iva.
La coperta è corta. Anche in questo caso, nonostante l’intenzione potrebbe anche essere condivisa. Ma torniamo ad oggi, ed alle dichiarazioni del viceministro Castelli che, intervistata su Radio Capital dal duo GianniniBellotto, propone questa “splendida” soluzione per i cittadini

Quando la Castelli afferma (neanche fosse il primo di Aprile) che “Potrebbero scegliere di comprare una Panda 1000” sbaglia, perché intanto il modello “1000” non esiste (in listino c’è la più ben cara 900 turbo da 16mila euro in su) e poi perché se i cittadini si buttassero tutti su auto a emissioni neutre o “da incentivo” si ridurrebbe il malus e poi i soldi il Governo dove li troverebbe?

Incompetenza e presa per i fondelli. Il Carnevale a Cinque Stelle continua….

 

(l’immagine in copertina è stata presa dalla rete ed è una vignetta satirica e non rappresenta una dichiarazione del viceministro Laura Castelli)