Siamo stati mesi (in estate) nella totale indifferenza e negligenza verso la diffusione virale del Covid-19 da parte della autorità competenti.

Siamo stati mesi ad investire costantemente soldi nelle nostre aziende per rispettare i parametri imposti dalla legge per tutelare i nostri clienti ed i nostri dipendenti.

Ci sono stati fatti anche i complimenti per come abbiamo gestito la situazione.

E poi ci fanno chiudere, da un giorno all’altro. E solo a noi.

Sostanzialmente è questo il discorso che facevano ieri in Piazza del Pantheon a Roma, i titolari di palestre e piscine e che faranno domani i titolari di bar e ristoranti in protesta sempre a Roma. Ed il discorso varrebbe anche per i cinematografi, che per ora ancora non si sono organizzati nella protesta.

Ed è un discorso sacrosanto, fatto a ragion veduta, perché l’accanimento del Governo verso queste categorie è fuori di dubbio incomprensibile. Se non altro perché pensare che la colpa dell’innalzamento della curva dei contagi sia ascrivibile a loro è pura follia.

Pullman pieni e piscine vuote. Problema risolto. È forse questo il grandioso lavoro risolutivo messo in campo dal Governo italiano e dalla migliore burocrazia ministeriale? Ebbene pare di sì, la potenza di fuoco per arginare la pandemia è tutta qua.

Dunque, il Governo nato da un accordo tra storici nemici (Pd + M5S + IV) ha deciso che in Italia ci sono figli e figliastri.

Ma durerà poco, ne siamo certi. Perché con queste scelte il numero dei contagi non scenderà e tra qualche giorno ci sentiremo dire che un altro lockdown è necessario. E francamente siamo pure d’accordo, ma solo ad alcune condizioni:

  • Che ad ogni chiusura corrisponda un adeguato e rapido indennizzo.
  • Che il tempo di chiusura serva per realizzare sistemi di tracciamento virale utili e performanti (magari utilizzando questo benedetto Mes).
  • Che alla ripartenza ci sia un piano piano serio di ripartenza economica e sanitaria.

Senza queste condizioni un lockdown sarà inevitabile. Una mela di Biancaneve (per i cittadini), in attesa del Principe azzurro (il vaccino) che però potrebbe arrivare troppo tardi.