C’era una volta una dura opposizione. Un’opposizione integerrima, rigidissima. Un’opposizione sempre costantemente sul pezzo e che non lasciava mai spazio al dialogo, alla comprensione. Un’opposizione a prescinde, ecco.
Questa dura opposizione poi, dopo anni di lotta, è diventata di governo, grazie ad un inciucio con una forza politica che alla gente si è presentata con certi amici e poi dopo poche settimane dal voto è andata col nemico.
Oggi quella opposizione dovrebbe percorrere sentieri in linea con la propria identità, senza ricalcare le strade di che coloro che venivano alacremente attaccati.
Ma diamo i nomi ai nostri personaggi. L’opposizione di allora era quella del Movimento 5 Stelle. Coloro che venivano attaccati erano quelli del Partito Democratico.
Due anni fa, ad esempio, c’era questa opposizione che attraverso uno dei suoi massimi rappresentanti diceva in merito alla questione del fallimento di alcune banche:
…Poi è arrivato lei Presidente Gentiloni. Il suo primo atto politico? Un decreto per trasferire 20 miliardi di euro alle banche italiane…
Era 8 marzo del 2017 ed a parlare così era tale Luigi Di Maio durante la discussione in aula alla Camera dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 marzo.
Il 26 giugno 2017 l’opposizione al “Salva banche” si fa dura anche in Veneto.
È successo quello che come Movimento 5 Stelle in Regione Veneto diciamo da due anni: le popolari venete sono fallite. Questo non è solo il fallimento di un sistema bancario marcio, ma anche dell’amministrazione Zaia, che pur essendo stata avvisata da noi più volte sulla realtà dei fatti ha finto di non sapere e non vedere, come in ogni scandalo veneto. Oggi, dopo Galan, l’Italia ci deride a causa di Zaia … il finto salvataggio, che in realtà è un regalo ad Intesa San Paolo, che versa un euro contro i 17 miliardi di soldi pubblici messi a disposizione del Governo, è solo l’inizio. Nessuno, neanche gli espertoni del giorno dopo che affollano tv e giornali, si stanno chiedendo chi pagherà adesso i risarcimenti per gli azionisti truffati da queste banche. È scontato che nessuno ne parli, dato che fino ad oggi le prime vittime di questo disastro sono sempre state ignorate dai partiti, Lega compresa, tranne che da noi…
È il commento del Capogruppo M5S in Regione Veneto Jacopo Berti all’indomani della firma del decreto Salva banche.
L’immagine dell’opposizione al Salva banche è tutta in quella foto del un gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati che in occasione del passaggio del decreto in aula espone cartelli di protesta. Ricordiamo ancora l’ostruzionismo di quei giorni. Ogni parlamentare un ordine del giorno presentato. Ogni ordine del giorno una discussione. In pratica come se in Parlamento si fosse congelato il tempo.
Oggi quella opposizione è diventata governo, e quel governo opposizione. Ed oggi il problema delle banche è sempre vivo, con fallimenti, sofferenze e macroproblematiche che hanno evidenti ed ingenti ripercussioni sul popolo. E quell’opposizione, quella del c’era una volta, come si comporta? Quali strade persegue? Quali strade diverse persegue rispetto al passato?
Il 3 Gennaio il presidente del consiglio Giuseppe Conte sul tema Banca Carige, tuonava
Non vogliamo un’altra crisi bancaria e non metteremo un euro pubblico nelle banche
E proprio quando gli elettori del Movimento 5 Stelle stavano esultando sui social al grido “noi siamo diversi” ecco che una sera di gennaio, precisamente il 7, in un consiglio dei ministri lampo (durato dalle 21:33 alle 21:41), il governo approva con decreto il salvataggio proprio della Banca Carige attraverso il Tesoro, che, si legge in un articolo del Corriere della Sera:
garantirà le nuove emissioni obbligazionarie di Carige ma anche i «finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia» alla banca ligure, posta in amministrazione straordinaria il 2 gennaio dalla Bce. Tutte garanzie «concesse nel rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato» con la Ue.
Ma c’è di più: dato che Carige non ha superato i recenti stress test della Vigilanza, lo scorso novembre, il decreto legge appronta gli strumenti per consentirle di accedere, su richiesta, alla «ricapitalizzazione precauzionale», ovvero al salvataggio da parte dello Stato, come è avvenuto con il Montepaschi.
Apriti cielo. Un paio di anni fa il Movimento 5 stelle raccontava, dai banchi d’opposizione ad ogni livello istituzionale, l’ipocrisia del Pd; oggi, dopo appena una dozzina di mesi, viene approvato un decreto uguale a quello criticato. Chapeau.
Ma i grillini sulla comunicazione non sono gli ultimi arrivati, anzi… ed hanno subito mandato in campo i pezzi da novanta sulle tv (quelle tv che criticano con ogni mezzo disponibile) a raccontare le differenze tra questo governo e quello precedente. Dunque, quali sono le differenze tra i due decreti ce lo spiega il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, di buona mattina, su La 7:
A differenza del PD non abbiamo un conflitto d’interessi e difendiamo i cittadini
Ah ecco. Differenze abissali, che sulla carta però non si leggono.
Ma nel primo pomeriggio entra nel vivo il dibattito ed esce una storia che smentisce, almeno parzialmente, la miserrima difesa del Sottosegretario: Giuseppe Conte, illustrissimo ed integerrimo presidente del consiglio, è in un certo senso in conflitto d’interesse con il provvedimento. Almeno così sembrerebbe:
Guido Alpa, maestro professionale di Conte, è stato consigliere Carige. Conte è stato poi consulente di Mincione, socio della Carige. In consiglio dei ministri ieri sera Conte ha partecipato al voto?
Si chiede un parlamentare del Partito Democratico su facebook.
Una bella confusione, che esce in un momento molto delicato per il Governo che deve fare i conti con un Matteo Salvini in grande spolvero mattatore di voti del M5S e che ormai detta l’agenda setting di questa legislatura.
Opposizione e Governo, governo e Opposizione. Le idee sono a disposizione del ruolo che si ricopre. Le idee sono come le medaglie, hanno due face.
Tristezza infinita per gli elettori, specie quelli come noi che stanno a guardare dalla finestra di casa una scorribanda in strada tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. A farne le spese l’Italia.