Il 9 di ottobre è forse stato il giorno più complicato per il governo. Quello in cui ha incassato il colpo più duro da inizio legislatura.

Perché fino a che l’opposizione era un affare del Pd o della Commissione Europea, Salvini e di Maio riuscivano a schivarne molto abilmente i colpi. Ma ieri, il 9 ottobre, i colpi sono partiti da tutt’altra parte e sono tutti arrivati a destinazione. Colpi italiani, colpi interni che lasciano resoconti significativi a fine serata.

Il primo colpo ieri lo ha dato il Ministro agli affari esteri Paolo Savona, fortemente preoccupato dai mercati

se ci sfugge lo spread si deve cambiare la manovra

Il secondo colpo lo assesta la questione dell’aumento dell’iva, per cui sembra che nei prossimi due anni ci potrebbero essere dei rincari selettivi o passaggi di merci dalle aliquote agevolate a quelle più alte. Notizia che ha iniziato a circolare come un virus in internet…-

Ma il pugno più grosso è stato tirato dalla Banca d’Italia, che ieri è stata audita in Parlamento dalle commissioni riunite Bilancio, Tesoro e Programmazione di Camera e Senato. Luigi Federico Signorini, vicedirettore generale ha picchiato giù duro

La stima del Governo presuppone che i valori dei moltiplicatori delle misure espansive siano superiori a quanto generalmente stimato per l’Italia

E poi:

L’aumento dei trasferimenti correnti tende ad avere effetti congiunturali modesti

Sulle pensioni:

Le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi venti anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità, sia l’equità intergenerazionale del sistema

Sull’Iva:

Anche l’eventuale stop all’Iva dovrebbe avere un effetto limitato o nullo se il mancato aumento dell’Iva fosse già stato incorporato nelle aspettative delle famiglie

Sui rischi imminienti

Il disavanzo strutturale resterebbe su un livello elevato per un paese ad alto debito e non lascerebbe molti margini di azione in caso di un rallentamento ciclico

Sullo spread:

incide sul sistema creditizio e può minare la fiducia dei risparmiatori e dei mercati

Sul debito pubblico:

è vero che il debito pubblico italiano ha una vita media residua elevata, cosa che rende graduale nel tempo l’aumento dei tassi all’emissione sull’onere medio del debito. Ma ai tassi attuali già nel 2021 la spesa per interessi sarebbe superiore di circa lo 0,6 per cento di Pil rispetto alle previsioni che si facevano in aprile

In tarda serata è toccato poi all’Ufficio Parlamentare di Bilancio assestare un altro duro colpo al governo:

le previsioni su scala macroeconomica del Def sul 2019 essere troppo ottimistiche. I significativi e diffusi disallineamenti relativi alle principali variabili del quadro programmatico rispetto alle stime elaborate dal panel dei previsori rendono eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del Pil reale (1,5%) sia di quello nominale (3,1%), variabile quest’ultima cruciale per la dinamica degli aggregati di finanza pubblica.

E poi c’è l’Fmi che sulla relazione del Def di Aprile ha previsto una crescita dell’1%. Ieri il Primo Ministro Giuseppe Conte ha chiesto al fondo Monetario Internazionale di riaggiornare le stime, sul nuovo Def. Il problema ora sarà avere un nuovo dato che non sia inferiore all’1%, ipotesi molto probabile a quanto sembra.

Il 9 Ottobre è stato un giorno che il Governo ricorderà. Che sia l’inizio o solo un momento di difficoltà non lo sappiamo, fatto sta che la situazione non è drammatica vista dall’Europa, ma lo è vista anche da dentro.