In attesa di conoscere nel dettaglio le misure previste dalla tanto attesa Fase 2, le criticità gestionali del Governo italiano in fatto di dinamiche decisionali e legittimità restano evidenti. E a latitare è un impulso politico che permetta di adottare un piano di azione complessivo.

A parte il passaggio di ieri alle Camere – peraltro a scopo meramente informativo – il Governo ha agito sostanzialmente con pieni poteri. A chi invoca la Costituzione e il Parlamento, si risponde ormai che lo stato è d’eccezione. E sicuramente lo è, su questo non v’è dubbio. A maggior ragione, però, in una situazione di emergenza come questa, proprio per evitare che a rimetterci sia la democrazia parlamentare, le scelte politiche hanno bisogno di essere largamente condivise e avallate da tutte le forze politiche, in uno spirito autenticamente unitario, come giustamente auspicato dal Capo dello Stato agli albori della crisi. Ma il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il siparietto politico-televisivo del Venerdì santo, ha pensato bene di spazzare via ogni speranza, prendendosela a reti unificate con Meloni e Salvini, pronti a rispondere a colpi di tweet. E così, mentre ai tavoli europei si lavora per cercare un accordo atto a fronteggiare la crisi, l’Italia si mostra impegnatissima a litigare per capire, chi a suo tempo, abbia davvero approvato le linee guida del Mes. 

E non consola neanche il quadro che proviene dalla maggioranza. A un Partito Democratico ormai notoriamente silente, fa da contraltare un Movimento Cinque Stelle agguerrito, da un lato, per la spartizione delle poltrone delle partecipate, dall’altro, sulle posizioni economiche che il Governo deve prendere: il Mes non s’ha da fare! pare vada per la maggiore (Anche se quello che è pronto per essere adottato è un’altra cosa, ma vaglielo a spiegare…). La lienea sui provvedimenti europei, per ora, la da Alessandro Di Battista.

Anche dalle Regioni provengono segnali di sconforto. Se i Governatori del nord sembrano essere tornati al vecchio stile, scontrandosi con Roma su più fronti, dal sud si levano virtuosismi unitari francamente esagerati. È comunque un bene che il braccio di ferro tra Stato e Regioni, per decidere sulla Fase 2, si sia risolto a favore del primo. Come già detto, lo stato d’emergenza richiede misure di largo respiro. È necessario evitare il caos di linee d’azione contraddittorie e politicamente calcolate. Ma l’indirizzo unitario non dovrà significare uniformità di applicazione: il virus non si è abbattuto allo stesso modo su tutto il territorio. Proprio perché ad essere drammaticamente colpite sono state le Regioni del nord, parlare ora di differenziazione è quantomeno poco realistico: primo perché il virus ha messo a nudo l’insostituibilità dello Stato in fase emergenziale; secondo perché sopire gli umori separatisti emersi è oltremodo vitale. 

Un altro aspetto poco rassicurante è il sopravvento degli esperti. Oltre a generare ulteriore frammentazione decisionale, il proliferare di task force (con quasi 500 persone coinvolte) e di commissari la dice lunga sulla debolezza (o incapacità) della politica e dell’apparato dirigenziale pubblico italiano. Nessuna responsabilità, nessun indirizzo: il Governo fa quello che dicono i tecnici (esterni). E infatti, Conte in Parlamento informa, riferisce quanto era scritto nel post uscito qualche ora prima su Facebook, usa toni antieuropeisti. Altro non fa. 

Viste le diverse criticità istituzionali – fuori e dentro la maggioranza – viene da chiedersi se questo Governo sarà all’altezza di fronteggiare il futuro più prossimo del nostro Paese, quando decisioni pesanti e scelte cruciali andranno inevitabilmente prese. Quando lo spirito unitario sarà probabilmente strutturalmente necessario, e non più soltanto desiderabile. Diviso com’è al suo interno, e separato come di fatto è dall’esterno, questo esecutivo debole riuscirà a farsi sentire in Europa? Riuscirà a traghettare l’Italia fuori dalla crisi?

Per ora gli unici che tendono una mano (all’Italia specificano, non a Conte) sono quelli di Forza Italia.

Vi proponiamo alcuni passaggi dell’intervista di Antonio Tajani di oggi sul Corriere della Sera

questo governo è debole e pieno di contraddizioni, ma oggi siamo ancora nella fase dell’emergenza, e un cambio di esecutivo non è ancora all’ordine del giorno

E sul Mes:

chiediamo di utilizzare tutti gli strumenti che vengono messi a disposizione per ottenere quello che più di tutti in questo momento: la liquidità

Gli unici a mantenere una linea coerente sono loro. Dall’inizio alla fine.

È già qualcosa.