Avete presente il bullo della scuola? Quello che sui film fa cadere il vassoio degli altri alla mensa o nelle storie dei nostri tg ghettizza un suo compagno? Leggete questo post:

“Tajani dice che l’Italia è isolata in Europa, in realtà è lui che è isolato dal mondo. Fa parte di una maggioranza politica che in Italia è scomparsa il 4 marzo e che a maggio sparirà anche dall’Europa”

Il bullo in questione è Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio che per l’ennesima volta se la prende con il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.

Vale la pena ricordare alcune questioni, per le quali riteniamo che Antonio Tajani sia una persona tutto tranne che attaccabile.

Intanto è il politico italiano con più esperienza in Europa. Ha alzato la voce quando c’era da farlo, ha usato la diplomazia quando serviva. Ed è stato sempre un uomo di centrodestra sconfiggendo candidati di sinistra per i ruoli istituzionali che poi ha ricoperto.

 

Dal 2008 al 2009 ha ricoperto il ruolo di Commissario ai trasporti della commissione europea. Scrive Wikipedia

…come tale si è schierato a favore del piano di salvataggio di Alitalia attraverso l’inserimento di capitali privati nella compagnia aerea.

Cosa che anche oggi sta tentando di fare il Governo di Di Maio…

Ha promosso inoltre l’adozione del nuovo Regolamento comunitario in materia di trasporti, che ha istituito regole comuni di tutela dei diritti dei passeggeri nel trasporto aereo. Grazie a questo regolamento, entrato in vigore nel dicembre 2009, i passeggeri ricevono assistenza e un rimborso in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato e si applica ai passeggeri in partenza da un aeroporto dell’Unione europea e a quelli in partenza da un aeroporto extracomunitario ma con destinazione uno stato europeo.

Dal 2010 al 2014 è stato scelto commissario all’industria dopo un duello molto duro con Massimo D’Alema.

Ancora Wikipedia:

Durante il suo mandato nel 2009 è stato creato il programma Erasmus per giovani imprenditori. Iniziativa di Antonio Tajani, il progetto “50.000 turisti”, lanciato il 1º giugno 2011, è volto a favorire il turismo di bassa stagione tra l’America Latina e l’Europa, servendosi di una solida cooperazione tra i governi europei, l’industria turistica e le compagnie aeree.

Per il turismo:

Tra le iniziative del portafoglio del turismo si annovera il decalogo del viaggiatore dell’agosto 2012, una serie di regole da rispettare per viaggiare in totale sicurezza.

Per il mercato dell’automobile:

Nel corso del 2012 Tajani è stato artefice di una proposta di semplificazione delle procedure per l’immatricolazione dei veicoli … per cui diventerà impossibile immatricolare in un altro paese un veicolo rubato grazie alla cooperazione accentuata tra le autorità nazionali competenti in materia d’immatricolazione.

Si è battuto tantissimo per la lotta alla contraffazione ed il “Made In”:

A sostegno della lotta europea contro la contraffazione dei prodotti industriali nel dicembre 2012 Tajani ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per i cittadini, in collaborazione con la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

In particolare, il “Made in” rientra nelle discussioni anti-contraffazione, soprattutto nel settore tessile in Italia. I prodotti alla moda e di alta gamma rappresentano infatti il 60 percento dei casi di contraffazione. Il pacchetto presentato da Tajani e dal commissario Tonio Borg introduce tra le altre cose l’obbligatorietà del ‘Made In’ sia per prodotti fabbricati nell’Ue che non, in modo da sorvegliare meglio quanto viene immesso nel mercato europeo

Nel Gennaio 2017 Tajani viene eletto presidente del Parlamento Europeo sconfiggendo il candidato della sinistra Gianni Pittella.

Da presidente si batte molto per l’Italia. Un’azione sulla quale Antonio Tajani ed il Ppe si sono molto impegnati è quella a difesa dei finanziamenti della Pac.
Scrive Wine News il 31 Maggio del 2018:

La Commissione propone tagli sostanziosi alla Pac, ma il Parlamento Europeo non ci sta. E non è un aspetto da poco, perchè sebbene la risoluzione votata ieri a maggioranza dell’Europarlamento non è vincolante, è un segnale chiaro al documento della Commissione, che potrà influenzare la proposta legislativa sulla Politica Agricola Comunitaria Post 2020, che dovrebbe essere presentata domani, e per diventare operativa dovrà essere approvata da Parlamento e Consiglio tramite la procedura di co-decisione. Un passaggio fondamentale per l’agricoltura dell’Unione, che nell’ultimo bilancio aveva messo a budget oltre 400 miliardi di euro che, secondo la Commissione, subiranno un taglio del 5%, mentre secondo i calcoli di organizzazioni agricole e non solo, il taglio reale sarà ben più sostanzioso, nell’ordine del 18%. Ma al di là della fondamentale questione delle risorse, il Parlamento Ue è fermo su tre aspetti: ok ad una maggiore flessibilità per Stati membri, ma nessuna “ri-nazionalizzazione” della politica agricola comune; finanziamenti distribuiti più equamente all’interno degli Stati membri; più opzioni per attrarre nuovi operatori e aiutare gli agricoltori ad affrontare le crisi.

Nel dettaglio, il Parlamento Ue ha chiesto che “i pagamenti diretti continuino a essere interamente finanziati dal bilancio Ue (e non integrati dalle risorse nazionali, come proposto dalla Commissione), che sia prevista l’esclusione dei settori più sensibili dai negoziati commerciali, un maggiore sostegno ai giovani e ai nuovi agricoltori, nonché a quelli colpiti dalla volatilità di redditi e prezzi, una distribuzione più equa dei fondi UE tra gli Stati membri, tenendo conto degli importi ricevuti e delle differenze, ad esempio, di costi di produzione o di potere d’acquisto, un nuovo metodo europeo per calcolare i pagamenti diretti al fine di eliminare gradualmente i “criteri storici”, metodi più efficaci per garantire che il sostegno finanziario sia destinato davvero agli agricoltori, meno denaro per le aziende più grandi, con un massimale di pagamento obbligatorio a livello Ue, e la riduzione della burocrazia per le misure obbligatorie di rinverdita per renderle più orientate ai risultati, insieme alla semplificazione delle misure volontarie”.

Abbiamo citato spesso wikipedia perché la consideriamo una fonte apolitica, assolutamente attendibile e che fa riferimento a fonti ufficiali.

Quando si parla di persone che da anni si impegnano per l’Italia e gli italiani occorrerebbe almeno studiare; ma capiamo bene che questa è una cosa che a Di Maio non viene molto bene: dopo il diploma al liceo classico si iscrive ad Ingegneria, poi passa a Giurisprudenza, ed infine esce dall’università senza aver completato il ciclo di studi. Dopo l’abbandono si iscrive ad in un corso di webmaster per poi diventare un politico di professione.

E siccome il regolamento del Movimento 5 Stelle parla chiaro, in tutta questa situazione drammatica della politica italiana, abbiamo almeno una certezza: tra qualche mese Di Maio uscirà definitivamente dalla politica.

Per cui un consiglio da parte nostra: goditi queste ultime emozioni da capetto del governo, dopodichè probabilmente scriverai qualche libro per raccontarci di come prendevi ordini da Casaleggio, farai qualche ospitata dapprima sulle tv nazionali e poi giù giù via fino ad arrivare al Corriere dei Piccoli. Sempre meglio che lavorare al San Paolo o fare il bullo in giro nelle massime istituzioni italiane. Ti è andata di lusso dai…