Roma brucia. Roma brucia ancora. Nonostante il governo del cambiamento e il “sano” rinnovamento della politica in Campidoglio sbandierato in ogni occasione dal M5S. Premettiamo che scrivere di Roma in questi termini non ci fa bene e non vorremmo neanche farlo, se non fosse che tentare di smuovere le coscienze verso un (malo) modo di amministrare e fare politica possa essere l’unica soluzione possibile attualmente, l’unico strumento di cui possiamo disporre.

Passo indietro rispetto al nuvolone di oggi. Stiamo parlando di un sito in cui vengono accumulate oltre 3000 tonnellate di rifiuti, nonostante la capienza massima sia di 600. Il TMB Salario (TBM sta per trattamento meccanico biologico) è sorto nel 2006 (iniziando però a funzionare solo nel 2011) è posto a pochi metri da un asilo e a migliaia di abitazioni all’interno di un quadrante in cui vivono circa 40.000 residenti che da sempre lamentano problemi di varia natura collegati direttamente ed indirettamente alla discarica: miasmi, rossore agli occhi e/o alla gola, per non parlare del maleodore che inibisce anche qualsivoglia forma di socialità all’aperto e all’interno delle abitazioni, essendo obbligati a stare rinchiusi in casa con le finestre chiuse.

Il Sindaco di roma Virginia Raggi annunciò l’intenzione di chiudere questo luogo entro il 2019 ma, stando ai fatti, oggi non esiste un piano di spostamento, né l’intenzione di conferire i rifiuti in altra Regione (vedi il recentissimo rifiuto di andare in Emilia Romagna). Non solo, ma il sindaco di Roma ha sempre sostenuto in questi ultimi anni che non esiste un’emergenza rifiuti a Roma, nonostante sia evidente a cittadini e non, lo stato in cui versano alcune zone della capitale, specie quelle in periferia.

Se da un lato la Raggi ce la immaginiamo avvolta da una coltre di nebbia dalla quale non sembra riuscire a venirne fuori, dall’altro lato c’è invece Zingaretti, il presidente della Regione Lazio che, anziché dedicarsi al piano regionale dei rifiuti, si è ultimamente concentrato sui problemi del Partito Democratico, che certamente sono drammatici, ma di certo non provocano danni alla salute collettiva (se non di pochi, o pochissimi).

Il punto oggi è questo: attualmente a Roma, nonostante la Raggi sostenga non esserci una emergenza, c’è una nebbiolina che puzza di bruciato e si percepisce già in tutta la città. Il comune ha consigliato di chiudere le finestre e non stare all’aperto. Altro aspetto è lo spettro di un periodo drammatico per Roma: dove andranno adesso i rifiuti? Si rischia una paralisi come Napoli dieci anni fa? Che Natale sarà per i romani?

Intendiamo con questo non dare colpe o cercare un colpevole, per quello c’è la magistratura, ma vogliamo ben evidenziare alcuni aspetti che troviamo molto ambigui. E la cosa che ci fa specie è proprio il Movimento Cinque Stelle, messo finalmente a nudo di fronte all’evidenza: non di sola onestà può vivere una istituzione. L’onestà è un elemento imprescindibile, fondamentale, ma da solo non basta; senza la competenza si può essere onesti quanto uno vuole poi i problemi chi li risolve? La competenza sarebbe servita a capire che se hai le telecamere fuori uso nell’area dal 7 dicembre, forse un campanello d’allarme doveva sorgere. In aree così “a rischio” la videosorveglianza gioca un fattore deterrente importante.

Roma è all’85esimo posto nella speciale classifica sulla qualità della vita nelle città italiane. La marcia indietro prosegue inesorabile.