Diciamoci la verità, molti di noi sapevano che questo momento sarebbe arrivato. Pensare che il Vaffa Day avrebbe riscosso sempre e solo applausi era pressoché onirico. E così, dopo meno di un anno di Governo, in una sede di massima rappresentanza come la Oxford Union, storica società di dibattiti e sala tra le più belle e prestigiose del mondo, il ‘nostro’ Beppe Grillo, presentato dallo speaker come “uno dei politici più rappresentativi d’Europa“, è stato clamorosamente fischiato. E pensare che in quel luogo hanno avuto la possibilità di intervenire personaggi significativi della storia politica mondiale come Ronald Regan e Bill Clinton o personaggi di indiscusso spessore morale come il Dalai Lama e Madre Teresa di Calcutta.
Il leader del Movimento 5 Stelle è entrato (bendato) su questo palcoscenico internazionale, e ne è uscito nudo. D’altronde non poteva sempre e solo fare la morale agli altri, non poteva permettersi in eterno di dire, dall’alto del suo ruolo (il comico, ricordiamocelo), “vaffanculo” a tutti senza pensare che prima o poi qualcuno lo avrebbe fatto con lui. Anche perché stavolta di fronte non aveva il solito pubblico da piazza, che paga il biglietto per assistere ad uno spettacolo, stavolta si rivolgeva all’élite degli studenti europei.
Vale la pena fare un pochino di cronaca: Grillo è entrato veramente bendato, letteralmente in maniera teatrale, riscuotendo inizialmente anche un lungo applauso. Poi ha iniziato la sua recita toccando argomenti molto delicati come la Brexit (dicendosi contro un secondo referendum, perché sarebbe la negazione della democrazia che si è già espressa col primo voto), come la storia dei barboni che vivono ad Oxford, ha parlato anche e soprattutto di finanza.
Ma la parte difficile, per lui, è sorta con l’inizio del dibattito. Perché alla Oxford è previsto un vero e proprio botta e risposta spontaneo con gli studenti; che nella fattispecie non è andato affatto bene per il comico italiano. A chi gli ha chiesto (due volte e con insistenza) come si pone il suo movimento rispetto alle responsabilità di governo non ha risposto. Alla domanda sui vaccini ha specificato che lui non è contrario, ma che pone una questione sull’obbligatorietà. Gli è stato chiesto di far luce sulla democrazia interna del Movimento 5 Stelle senza avere mai di ritorno una risposta precisa in merito. Gli sono state anche fatte accuse di fascismo.
Ma ad ogni risposta (o non risposta) di Grillo si sono levati dalla sala dei fragorosi “buuu” che hanno spiazzato il leader grillino, che non si aspettava minimamente un simile atteggiamento da parte della platea (composta molti italiani ma anche stranieri che seguivano con il traduttore). E non è tutto, perché nel proseguo dell’evento altri studenti gli hanno urlato contro molte parole brutte, della serie “patetico” e addirittura lo speaker, contrariato dall’atteggiamento con cui si evitava di rispondere alle domande, ha spesso provato a sfidarlo con toni molto duri. Qualcuno si è alzato in piedi per dire apertamente “mettiamo fine a questa farsa“, altri ancora non hanno avuto paura a dargli del “buffone“. Ma la frase più significativa è arrivata da un ragazzo, che in poche parole riassume al meglio il nostro pensiero: “la politica è una cosa seria“.
Di controparte Grillo si è limitato a dire “non siete cortesi“; detta da uno che ha voluto tener fuori la stampa dall’evento perché “l’informazione è distorta” suona non proprio bene. Quantomeno non è credibile.
Pensava di andare a fare il solito monologo: isterico, verace, aggressivo. Si è ritrovato solo, incompreso e fuori luogo. Per la prima volta in cui non è stato messo nelle condizioni di scegliere il campo ed il pubblico dell’incontro, la partita l’ha persa.
Ci domandiamo: vuoi vedere che l’invettiva lanciata al giornalismo ha proprio lo scopo di sgombrare il campo da imboscate alle quali non si è preparati? Vuoi vedere che la posizione contro i media serve ai grillini per evitare figuracce? Speriamo solo che la gente inizi a rendersene conto.
Intanto ad Oxford il Re è stato denudato, ed è rimasto lì, impietrito davanti alla rabbia di una platea preparata che si aspettava di trovare davanti un politico che parlasse di politica anziché un comico che facesse battute da teatro.
L’esigenza di un ritorno alla politica, quella seria, è un’esigenza che sta prendendo piede. Noi la sentiamo. Vera e sempre più viva.