Alla fine è successo. La sottovalutazione del virus Covid-19 ha portato ad un aumento di contagi.

Questa è una storia di tennis, diventata un patetico esercizio della follia #novax.

È successo tutto a Belgrado (Serbia) e Zara (Croazia), dove nientepopodimeno che il presidente del coniglio dei giocatori ATP e numero 1 del ranking mondiale, tale Novak Djokovic, ha organizzato un torneo di beneficienza nel più totale disprezzo delle regole di contenimento per il Coronavirus.

Nole, come ormai lo chiamano tutti i fans, è un sostenitore delle teorie antivaccinali. Ad aprile, quando sembrava che per lo sport il 2020 fosse una pagina chiusa dichiarava:

Personalmente sono contrario a farmi vaccinare e ancora di più se mi costringono a farlo. Non voglio sentirmi dire che devo farlo per viaggiare di nuovo. Se arriva il giorno in cui è obbligatorio, dovrei prendere una decisione al riguardo

Ebbene, il n.1 del mondo, in questo torneo di preparazione alla stagione del tennis programmata per la seconda parte dell’anno, l’Adria Tour, ha chiamato i migliori a raccolta e, sfacciatamente, non ha minimamente tenuto conto delle disposizioni di sicurezza: distanziamento sociale, utilizzo di mascherine ed altre misure di prevenzione per la pubblica salute. Così abbiamo visto immagini di gente sugli spalti (centinaia) tutti vicini, abbiamo addirittura potuto osservare serate in discoteca tra gli atleti, senza DPI ovviamente.

Abbiamo visto un mondo, in Serbia e Croazia, dove tutto sembrava essersi fermato al 2019. Solo che alla fine la Madre Natura ha portato il conto.

Gregor Dimitrov (n.19 ATP), Borna Coric (n.33 ATP), Viktor Troicki (n.184 ATP) e poi, proprio lui, Novax Djokovic (come puntualmente è stato ribattezzato sui social), tutti positivi al Covid-19 dopo l’Adria Tour 2020 insieme alla moglie di Troicki (che è pure incinta), alla moglie di Djokivic ed a due preparatori atletici (tra cui un italiano).

Il torneo è stato subito sospeso. Ma la positività di questi giocatori rischia di far saltare la tanto agognata ripresa dei torni Pro, fissata ipoteticamente per il 17 agosto 2020.

Ma cosa dicono i colleghi di Nole? L’attacco più eloquente di tutti lo ha fatto Andrea Gaudenzi, ex n.1 del mondo, oggi a capo dell’Atp:

È un po’ come quando dici ai tuoi figli mentre provano a imparare a guidare la bici di indossare il casco. E loro dicono ‘no, no e no’. Poi vanno in bici, cadono e mettono il casco.
Ovviamente dispiace per i giocatori vogliamo che si riprendano il prima possibile. Sappiamo che ci sono state molte critiche, ma dobbiamo stare tutti attenti ed essere consapevoli che, anche con misure estreme, potrebbero esserci delle positività. Corriamo tutti il rischio.

Anche il talento australiano Nick Kyrgios non le ha mandate a dire:

L’esibizione è stata un’idea da stupidi auguro una pronta guarigione ai miei colleghi, ma questo è quanto succede quando non si rispettano i protocolli

Rafa Nadal, su posizioni sempre distanti da Nole, anche stavolta ha tenuto a rimarcare alcune differenze e fare un invito esplicito al n.1 del mondo:

In un circuito devi stare alle regole: se ci obbligheranno a vaccinarci per proteggere tutti, allora anche Novak dovrà farlo se vorrà continuare a giocare.

A questa triste storia va data una chiave di lettura fondamentale: non si deve abbassare la guardia, non si deve essere spavaldi e né, tanto meno, si può dare credito ai detrattori della scienza. La sciocchezza fatta da Nole, per dimostrare che le misure per il contenimento del Covid-19 sono troppo ferree, ha seriamente messo a rischio la salute di molte persone.

Le scuse del campione serbo sono anche arrivate, ma tardive. D’altronde la nonchalance di Djokovic non si è fermata soltanto sul campo, ma è proseguita anche in discoteca

Questi atteggiamenti non solo vanno evitati, ma vanno, rigorosamente, condannati. Il rischio è che per l’incoscienza e l’ignoranza di alcuni ci rimettano tutti.

Serve ancora massima prudenza.
Serve credere nel percorso che la scienza sta tracciando.
Serve mettere in un angolo questi episodi di spudoratezza antivaccinale che rischiano fortemente, in un momento di difficoltà economica oggettiva, di compromettere la reputazione scientifica verso la quale, invece, dobbiamo seriamente investire.