Per anni abbiamo visto i più fenomenali radical chic italiani sperticarsi le mani sul “modello Riace”. Uno su tutti Roberto Saviano.
La storia la conoscete tutti, ma diamo comunque una rinfrescata.
Riace è un piccolo paesino in Calabria, famoso per i Bronzi. Nel lontano 1998 un professore di nome Domenico Lucano mette in piedi un progetto di accoglienza per i profughi e richiedenti asilo, con l’obiettivo di risolvere un annoso problema dei paesini del sud Italia: lo spopolamento. Nel 2004 il professore diventa per la prima volta Sindaco (ci rimane per tre mandati) e quel progetto partito per scherzo qualche anno prima diventa realtà, si istituzionalizza. Da lì in avanti transitano nel paese circa 6000 richiedenti asilo provenienti da 20 nazioni diverse (fonte Tikkun). Arrivano applausi da parte di tutto il mondo della sinistra, ed inizia un pellegrinaggio a suon di selfie per promuovere il “modello Riace”.
Questa iniziativa però ha un costo. Arrivano ogni anno due milioni di euro (si avete capito bene, due milioni di euro!!!) per un paese di poco più di 1500 abitanti. Il sindaco Lucano ha un’idea brillante, ma ad un prezzo composto da tanti zeri e pagato da tutti gli altri cittadini italiani. Così questa nuova economia, che transita regolarmente dalle casse del Comune, nel 2016 viene messa sotto la lente di ingrandimento da parte degli ispettori della Prefettura di Reggio Calabria.
In quegli anni al Governo c’è il centrosinistra ed un personaggio chiave per la vicenda: Marco Minniti, che in un primo momento (da sottosegretario alla presidenza del consiglio) si unisce al codazzo di applausi, ma una volta andato al Viminale compie una dura retromarcia ed punta i rifletti su quelle somme di denaro così importanti.
Le autorità, dopo intense indagini, nel 2016 sviscerano i capi d’accusa, e mettono tutto nero su bianco. Prima verità: non c’è traccia di nessuna gara d’appalto per l’impegno di spesa dei finanziamenti pubblici, ma solo un semplice affidamento per convenzione con sei cooperative. Seguono venticinque pagine in cui emergono “situazioni fortemente critiche, la cui ripetitività richiederebbe ulteriori approfondimenti” dall’attivazione delle convenzioni stipulate con gli enti gestori ai “numerosi rapporti di parentela tra il personale in organico presso gli enti gestori e i componenti dell’amministrazione comunale” passando per la mancanza di controllo sistematico delle presenze dei migranti alle fatturazioni senza “pezze d’appoggio” fino ad arrivare alle anomalie sull’erogazione del Pocket Money. Il Giornale, con regolarità, ha fatto luce luce sulla vicenda, provocando le ire di tutta quell’accozzaglia di perbenisti di sinistra.
Il due ottobre del 2018 Domenico Lucano viene arrestato. Scrive l’Internazionale:
La misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita all’alba dalla guardia di finanza, è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari Domenico Di Croce, che ha accolto la richiesta della procura. L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona. Per la compagna di Lucano, Tesfahun Lemlem, (indagata per concorso nel reato di immigrazione clandestina) è stato disposto invece il divieto di dimora.
E chi è il ministro dell’interno in carica? Matteo Salvini, che dopo più di due anni d’indagini, viene preso da capro espiatorio per quattro mesi di governo. Per loro, d’altronde, c’è sempre un colpevole di destra, magari uno xenofobo oppure razzista. E chi meglio di Salvini?!
E così sono iniziati cortei, fiaccolate, sfilate e qualche girotondo. Per dimostrare a tutti che la sinistra c’è ancora, che l’accoglienza è un tema che il popolo italiano sente ancora suo. Ovviamente tutti contro Salvini. In una storia ispettiva di due anni la colpa è di colui che sta al governo da quattro mesi.
Ci chiediamo: ma perché non domandano ad un qualsiasi sindaco italiano se può spendere 100 mila euro nel suo comune senza fare una gara? Perché non chiedono ad un presidente di provincia se può affidare un servizio da un milione di euro ad una società senza passare da un bando pubblico?
La stessa sinistra che da un lato chiede la liberazione del sindaco Lucano, dall’altra è pronta a dare del mafioso ad ogni personaggio pubblico che non rispetta la legge o a chiedere la certezza della pena per chi delinque coi soldi dei cittadini italiani.
È sempre la politica dei due forni. Quella in cui manca di sincerità, di correttezza, di obiettività. Ecco perché noi lottiamo e ci battiamo per un centrodestra unito e vincente. Non vorremmo mai vedere questi soggetti al governo del Paese. Sarebbe la fine.