La legge sul taglio dei parlamentari è il preludio alla Babele del Movimento 5 Stelle, dove ormai la tensione è palpabile ad occhio nudo. L’unione, il blocco, la testuggine di cui Grillo si vantava ormai è un ricordo lontano, dal colore sbiadito.

I litigi sono ormai tanti, le contestazioni pure ed ora anche i voti in dissenso dal gruppo parlamentare. I casi di espulsione in itinere hanno una lunga coda; sono così numerosi che le eventuali fuoriuscite potrebbero provocare un forte indebolimento dei gruppi alla Camera e al Senato. Per cui si prende tempo, si perde tempo.

Per capire quanto sia grave la situazione basta elencare cinque fatti cronologicamente legati a questo inizio settimana.

  1. Il primo fatto riguarda il voto di ieri. Cosa nota sono i 10 voti mancanti al gruppo dei Cinque Stelle. 5 assenze giustificate (in missione) ma 5 non giustificate. Alcuni deputati di quest’ultima specie hanno già intimato o annunciato un cambio di casacca, attratti dal partito di Giorgia Meloni. Uno di questi è Davide Galantino, ormai sicuro, l’altro è Roberto Rossini, dato per quasi certo (fonte Il Messaggero).

    rossini

  2. Il secondo riguarda proprio l’ex deputato grillino Galantino, che al termine del voto viene preso a male parole in Transtlantico a Montecitorio dai colleghi pentastellati; ci scoppia una rissa in cui viene travolto l’anziano deputato leghista Giuseppe Basini. Il clima era pesantissimo, una roba da prima repubblica per intenderci.

    galantino

  3. Il terzo fatto è il ridicolo flash mob organizzato da Di Maio fuori la Camera dei Deputati. Nella schiera di parlamentari dietro il cartellone con le poltrone disegnate mancavano parecchi colleghi di giggino. Si dice la sua rabbia era tale da non essersi goduto neanche le interviste di merito.
  4. Il quarto è legato ad un tema più complesso, il rapporto col Pd. Ricordate la storia che il Movimento 5 Stelle non faceva alleanze politiche? Bene, dopo due unioni post elettorali (prima con la Lega e poi con il Partito Democratico), arrivano anche quelle preelettorali: Umbria sicura e Calabria in divenire. Proprio al sud però i malpancisti hanno iniziato una pericolosissima battaglia contro il leaderino Di Maio candidando l’onorevole Dalila Nesci a governatore. Nonostante il regolamento interno non lo permetta e nonostante il ministro degli esteri abbiamo pranzato ieri con il segretario del Pd Nicola Zingaretti per buttare giù un accordo per le regionali (Emilia Romagna esclusa, lì il Pd va da sè con il governatore uscente).

    nesci

  5. Il quinto, e ultimo, fatto è legato ai denari. Per capire come se la passa il M5S basta raccogliere informazioni sull’organizzazione della festa di partito che si farà sabato e domenica a Napoli. Quanti parlamentari non hanno versato i 1500€ richiesti dal partito? Tanti, troppi: fonti interne dicono più del 20%. Scontenti, malpancisti, ex ministri, fuoriuscenti…

Addio spirito di squadra.

colletti

Uno di quelli che non hanno votato a favore del taglio è l’onorevole Andrea Colletti che in merito alla restituzione dello stipendio si esprime così:

Ho tutto rendicontato, ma prima di far partire il bonifico ho chiesto gli estremi del conto dove dovrei versare: se non si fidano loro, non mi fido nemmeno io”

E pensate che quello di ieri era un provvedimento che era nelle corde del M5S. Ora aspettiamo i provvedimenti più spinosi, poi l’aria da funerale sarà ancora più pressante.