Ecco tornata quella parolina magica che ha fatto cadere un governo, l’ultimo di Silvio Berlusconi: lo spread. Un’intera campagna per l’aumento dello spread ed in pochi mesi arrivò Mario Monti. Ricordate?
Ma cosa è esattamente lo spread? Cosa è questo misterioso numerino a tre cifre che ha mandato in brodo di giuggiole persino le Iene, che hanno realizzando decine di interviste mettendo in mutande molti parlamentari sul significato di questa parola?

Lo spread è un valore e per definizione è il differenziale di rendimento decennale tra Btp e Bund. Partiamo dunque dal capire cosa sono i Btp ed i Bund e il perché della relazione tra queste due sigle.
Btp sta per Buoni del Tesoro Poliennali, e sono i buoni che lo Stato italiano emette a tasso fisso tra tre e trenta anni. I Bund sono i titoli del tesoro tedeschi.
La differenza decennale di rendimento tra i buoni italiani e quelli della Germania danno un valore che si chiama, appunto, spread.

Ma entriamo nel dettaglio: cosa è il rendimento di un titolo e come si ottiene numericamente il valore?

• la cedolare: sono gli interessi che il titolo paga periodicamente;
• il guadagno: è la differenza (può anche essere negativa) tra il valore del titolo che il risparmiatore ha pagato e quanto poi effettivamente gli viene rimborsato;
• prezzo di acquisto: il costo al risparmiatore del titolo acquistato.

Questa formula vale sia per i titoli tedeschi che per quelli italiani. Per cui basta fare la differenza tra i due ed il gioco è fatto: otteniamo il valore differenziale che si chiama spread.

RENDIMENTO TITOLI ITALIANI – RENDIMENTO TITOLI TEDESCHI = SPREAD

Ma per quale motivo usiamo come riferimento i Bund tedeschi? Ovviamente perchè sono i valori più sani dell’economia europea e sono la fonte di paragone per gli investitori.

Dunque, perché mai uno spread alto è un problema? Come incide nell’economia di un paese?

In questi giorni si è arrivati ad un valore di spread di 350. Significa che i Btp rendono al 3,5% rispetto agli omonimi tedeschi. E se rendono di più significa che il mercato è più incerto sui rimborsi che lo Stato Italiano deve regolare. Tradotto: più lo spread è alto e più il mercato ha paura. Più il mercato ha paura e più chiede rendimenti alti per fare quell’investimento specifico (in questo caso sui titoli di Stato italiani). La parola d’ordine è dunque credibilità. Più lo spread è alto e più il nostro Paese perde credibilità di fronte a chi investe, di fronte al mercato.

Qualcuno si potrebbe chiedere: ma se i tassi sono fissi, qual è il problema per lo Stato? In realtà il problema non è solo quello di pagarli i tassi, ma anche quello di emetterli. Man mano che i titoli scadono infatti, lo Stato italiano dovrà emetterne di nuovi, con tassi però superiori per via della “pericolosità” dell’investimento. Quindi il nostro debito pubblico “sale di prezzo” per via degli interessi maggiori da pagare.

Cosa cambia invece per i cittadini? Lo spread ha un’incidenza importante nella vita delle persone. Partiamo dai prestiti che i cittadini hanno dagli istituti finanziari. In questo caso il valore di riferimento che fa salire o scendere i tassi variabili non è lo spread, ma è l’Euribor, un tasso interbancario che calcola la presenza di liquidità nel mercato. Ma un spread alto non farà muovere gli investitori che potrebbero decidere di non investire nei titoli di stato: questo non porterà liquidità sul mercato e gli istituti stessi potrebbero trovarsi nella condizione di aumentare i tassi d’interessi delle proprie finanziarie.
Se invece il mercato virasse verso un acquisto di titoli a farne le spese sarebbero le obbligazioni private, col rischio di non reperire capitali sul mercato.