Le elezioni in Baviera hanno dato un altro, forte segnale: il tessuto sociale d’Europa sta profondamente cambiando.

Il voto tedesco è assolutamente indicativo di un trend che sta velocemente portando grandi mutamenti sociali. Il risultato di Csu e Cdu ha segnato un altro punto sul percorso che sta portando i partiti popolari a spegnersi. Nonostante Alternativa per la Germania non abbia sfondato, c’è stato un forte arresto di quella grande coalizione che era alla base della politica economica europea.

Anche l’Spd non è uscito bene, anzi ha lasciato molto terreno verso la parte sinistra dell’arco costituzionale tedesco, quella occupata dai Verdi (secondo partito in Baviera).

Con la socialdemocrazia in declino ed il partito popolare della Merkel in crisi, la grande coalizione che ha fatto scuola in Germania si avvia verso la stagione del declino, portando con se tutte quelle dinamiche sulle quali poggiava. Una su tutte il linguaggio.

La questione del linguaggio non è stata affrontata dai partiti tradizionali, che hanno sottovalutato il fattore rinnovamento. Il ringiovanimento della società non è stato direttamente proporzionale al ringiovanimento della classe dirigente. I nativi digitali che stanno diventando leader nel settore privato non trovano interlocutori nel pubblico.

Ma come è cambiato il linguaggio, in che misura oggi si parla con la gente?

Comunicare:
Fino a pochi anni fa lo strumento utilizzato era quello di una comunicazione puramente verticale. Prendiamo le convention di partito: un palco, un microfono, un programma a scaletta di interventi ed una platea di uditori. Anche sui social network i partiti tradizionali, e chi li rappresenta, non hanno mai utilizzato gli strumenti della rete per dialogare ma solo per “dire”.
Oggi la platea delle convention vuole essere protagonista: dicendo la propria, esprimendo pareri e anche criticando. Sembrerà strano ma la fidelizzazione aumenta anche nel caso della critica, che viene lasciata all’interno e contestualizzata. Criticare significa essere comunque protagonisti.

Condividere:

il linguaggio della politica non è solo inteso come verbo o parola, per linguaggio intendiamo anche quello delle azioni, delle decisioni, delle scelte. I vecchi partiti hanno quasi sempre deciso dall’alto, hanno confezionato la scelta per loro migliore e l’hanno fatta digerire al proprio elettorato. Se togliamo le campagne elettorali (oggi veramente blande e corte) il tempo di raccogliere contenuti, sviscerare programmi e trovare soluzioni è veramente inesistente. Manca in ogni partito tradizionale un “luogo delle idee” dove confrontarsi seriamente in maniera aperta.

Normalizzare:
la politica parla anche con la scelta dei suoi rappresentanti. Lei idee infatti camminano sempre con le facce di chi le porta. Il personaggio politico al vertice di una qualsiasi istituzione fino a poco tempo fa doveva in qualche modo rappresentare ciò che ognuno di noi ambiva ad essere. Questo concetto era anche ben interpretato.
Al contrario oggi, gli elettori chiedono normalità, vorrebbero vedere gente comune nei ruoli di rappresentanza. Pensiamo all’abbigliamento, al trucco o al comportamento dei nostri politici sui social. Più essi sono normali, simili agli altri, e più sono apprezzati. Questo senso di normalità è interpretato come un senso di vicinanza, di familiarità, di comunità. Poco importa se a volte sono poco consoni alle situazioni o contro le formalità istituzionali. Il politico, oggi, è un comune morale.

Aprire:
un partito tradizionale ha sempre basato la propria attività autodeterminandosi dall’interno. Sia da un punto di vista finanziario, come di selezione della classe dirigente. La fiducia dell’elettorato era una componente aprioristica in tutte le scelte. Il movimento politico sceglieva, l’elettorato seguiva.
Oggi la questione è leggermente stravolta, la voglia di incidere della società è un elemento fondamentale della vita politica dei partiti, che devono tendere ad essere delle teche di cristallo da dove ognuno può guardare, sbirciare e soprattutto controllare. La trasparenza è uno dei punti cardine del nuovo linguaggio della politica. Necessaria e dovuta.

 

“Il tema non sono i temi”, non sono i contenuti, non è il collocamento nell’arco costituzionale, non è essere di destra o di sinistra. Il tema vero oggi è come si parla, come si comunica. Il linguaggio dunque,  una delle cause per cui i vecchi partiti non sono più di massa.