Quando si parte male si arriva peggio. È sempre applicabile questo detto popolare. Lo è nella vita di tutti i giorni e così anche nella politica. Ed è successo così al Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni regionali dell’Umbria, con una débâcle annunciata e prevedibile.

Non è stato un arrivo al fotofinish, nè tanto meno una battaglia combattuta quella che ha visto il candidato di Pd e M5S Bianconi arrivare al 27% dei voti. È stata una sconfitta sonora, amara, difficile da digerire. Insomma una disfatta.
E il dato significativo è quello contenuto nero su bianco dai numeri delle ultime elezioni in Umbria dove:

  1. Nel 2018, alle elezioni politiche il Movimento 5 Stelle ha preso il 27% e 145.000 voti.
  2. Nel 2019, alle elezioni europee di maggio, il Movimento 5 Stelle ha preso il 14% e 65.000 voti.
  3. Nel 2019, alle elezioni regionali di ottobre, il Movimento 5 Stelle ha preso il 7% e 35.000 voti.

Dicevamo, in principio a questo post, che chi parte male arriva peggio. In effetti il Movimento ci ha messo del suo per arrivare a questo punto, per veder così tanti cocci a terra domenica notte.

Quando un elettore entra dentro la cabina elettorale e rimane solo con una matita ed un foglio in mano, prima di mettere una croce valuta due cose: le promesse fatte dai partiti (oltre che gli atteggiamenti, i linguaggi utilizzati ed eventualmente anche i programmi) e le cose realizzate nel passato (soprattutto nel recentissimo passato). E mentre nel 2018 il M5S veniva valutato solo per il primo aspetto, dal 2019 la popolazione ha iniziato a toccare con mano il lavoro svolto e le politiche messe in campo. Così, il movimento guidato da Luigi Di Maio, è uscito dalle europee con una valutazione netta tra gli abitanti dell’Umbria: il 50% in meno di elettori. Alla faccia del reddito di cittadinanza, dell’onestà, dell’abbattimento della povertà e di tutte quelle scelte di Governo che hanno visto primeggiare illustri personaggi come Toninelli e Castelli.

Alle elezioni regionali Umbre di domenica 27 ottobre è andata ancora peggio. Perchè la valutazione sulle cose fatte si divideva in due: valutazione dell’accordo col Pd (era il battesimo ufficiale) e valutazione dell’ultimo mese di governo (taglio parlamentari e la bozza di manovra).
Risultato: più della metà degli elettori di maggio ha abbandonato il Movimento, che oggi racimola circa 35.000 elettori ed un misero 7%; che se confrontato con il dato delle elezioni regionali del 2015 in cui il partito pentastellato uscì con il 14,56% e più di 51.000 elettori, rende questa sconfitta, come dicevamo in premessa, amara e indigesta.

L’Umbria lascia alla politica italiana una inesorabile verità: il Movimento dovrà cambiare qualcosa altrimenti i cocci frantumati a terra non li incolla più nessuno