Il 12 novembre di 13 anni fa alle ore 08:40 italiane un camion pieno di esplosivo si schiantò davanti l’ingresso della base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando l’esplosione del deposito munizioni della base e la morte di 19 italiani:

i carabinieri
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte
Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horacio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vicebrigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte
Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante

i militari dell’Esercito italiano
Massimo Ficuciello, capitano
Silvio Olla, maresciallo capo
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci, caporal maggiore

i civili
Marco Beci, cooperatore internazionale
Stefano Rolla, regista

Una strage che oggi viene ricordata in ogni luogo: piazze, strade, aule, targhe commemorative. La memoria è sempre viva ed ogni 12 novembre si sente con grande sofferenza. Il tempo non lenisce il dolore, neanche la rabbia; ma aiuta comunque ad andare avanti, nella direzione della Libertà, quella con la lettera grande che racchiude ogni principio che dovrebbe ispirare la vita sociale e l’organizzazione degli Stati, e che ancora oggi, purtroppo manca in molte parti del mondo.

Dire grazie queste persone è sempre poco, perchè la vita vale tanto, vale tutto. E loro l’hanno sacrificata al di fuori della loro terra, della loro Patria, per qualcosa di molto più grande e significativo di un basilare concetto di difesa: per arginare un’avanzata non territoriale, quanto culturale, di oscurantismo, razzismo, totalitarismo che caratterizza da tempo alcune frange estremiste di quelle terre dell’ex Mesopotamia.

Grazie ragazzi, grazie di cuore!