Luigi Di Maio ha promesso che il Ddl Anticorruzione sarà approvato definitivamente dal Parlamento entro la fine dell’anno. Diciamo pure che a promesse il vicepremier non è molto attendibile (“mai con la Lega“, “mai un condono fiscale“, “mai un condono edilizio“, “bloccheremo Ilva“, “bloccheremo Tap“, “bloccheremo Tav“, “fermeremo l’acquisto degli F35” solo per citarne alcune), ma alla fine se non sarà dicembre oltre gennaio sicuramente non si andrà.
Tra le tante cose abbastanza opinabili su tutte ci sono due elementi che ci trovano in forte disaccordo: l’abolizione della prescrizione e la norma salva Casaleggio.

Per quanto riguarda la prescrizione troviamo assurda la sua abolizione. È come se il Movimento 5 Stelle volesse gettare in pasto all’opinione pubblica un nome, quello appunto della prescrizione, che nell’immaginario collettivo è visto col segno negativo. Ovviamente non c’è niente di più falso ed ingiusto. Possiamo riassumere il nostro pensiero con le parole dette in aula dal deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto:

non è possibile che qualcuno dica che la prescrizione non serve a limitare il diritto soggettivo di punire dello Stato nell’interesse del cittadino che è al centro del processo penale.

Al centro del processo non c’è lo Stato, ma il cittadino. E la prescrizione è l’unico argine per limitare la lungaggine di un processo che potrebbe andare avanti per troppi anni, anni in cui le persone coinvolte (chissà, magari innocenti) vivono una vita da condannati all’interno della società. La prescrizione faceva parte di quel sistema di garanzie di cui disponeva il cittadino. Oggi invece si sta costruendo la cultura del sospetto, della paura, un modo “manettaro” di approcciare al processo che non ha mai fatto parte della nostro modo di pensare.

Oltre a questo vero abuso di democrazia c’è la seconda questione, molto più politica e riguarda la norma “Salva Casaleggio“.

Nel testo del ddl ci sono due articoli che mettono Casaleggio e la sua società in una posizione di privilegio rispetto al resto dei partiti politici. L’articolo 11 dispone che alle fondazioni, associazioni e comitati politici si applichino gli stessi obblighi di partiti e movimenti politici in materia di trasparenza e rendicontazione. A tale obbligo sono però esenti le società di servizi e anche le persone giuridiche: proprio come nel caso di Davide Casaleggio. E’ interessante, per capire, leggere cosa scriveva il Giornale il 6 novembre:

Infatti la nuova norma prevede che i partiti siano legati ad “una sola associazione”. E guarda caso è il punto che più interessa ai Cinque Stelle. Perché? Rosseau finora è solo una associazione di carattere privato che offre dei servizi al Movimento.
Col nuovo ddl potrebbe essere riconosciuto il legame tra Rosseau e lo stesso Movimento: Casaleggio diventerebbe il vero dominus di tutto il sistema pentastellato. Ma non finisce qui. Come segnala Canestrari, c’è un altro passaggio che potrebbe faviorire la Rosseau di Casaleggio: “Sono equiparate ai partiti e movimenti politici le fondazioni, le associazioni e i comitati la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici ovvero che abbiano come scopo sociale l’elaborazione di politiche pubbliche”. E anche qui l’associazione Rosseau farebbe un salto di qualità giuridico. Tutte coincidenze, ma pare proprio che questo testo parli direttamente al guru di Rosseau e risolva tutti i problemi sospesi della associazione.

Il Sole 24 Ore racconta della fronda leghista alla Camera, che ha emendato il testo “di nascosto”

«La legge “spazza corrotti”, come l’hanno chiamata, rende di fatto legittimo il sistema Casaleggio, che controlla il partito grazie allo statuto del M5s scritto da Luca Lanzalone. Davide Casaleggio, tramite l’Associazione Rousseau, raccoglie milioni di euro dai parlamentari e dagli attivisti del Movimento per sviluppare la piattaforma Rousseau, ma pure per organizzare sue iniziative, mai deliberate dal partito».

Da quello che sembra, parola di Luigi di Maio, è che il testo verrà nuovamente modificato in Senato e poi ripasserà per la lettura definitiva a Montecitorio. Poi sarà legge. Ad personam.