È stata una notizia sorniona, di quelle di cui se ne è parlato, ma neanche tanto. Diciano che non se è parlato il giusto.
I fatti sono recenti. E la notizia, in sé per sé, non è neanche tanto una notizia: una deputata del Movimento 5 Stelle (al Parlamento Europeo) lascia il suo partito. Lo hanno fatto in molti infatti, sia quelli che nella legislatura scorsa (ed eletti oggi) non hanno versato le somme dovute, sia chi è stato assenteista alle votazioni parlamentari (ricordate la storia del barcaiolo?). Ma la causa per cui Daniela Aiuto ha lasciato il Movimento Cinque Stelle è veramente interessante, come le conseguenze che ha portato: una intervista fiume dove ha raccontato il modus operandi della macchina pentastellata.

Daniela Aiuto è una europarlamentare grillina, eletta con 35 mila preferenze nel collegio dell’Italia centrale. Vive a Vasto in Abruzzo ed ha quattro figli. E’ laureata in architettura.
Tempo fa fu accusata da alcuni giornali per aver chiesto un rimborso al Parlamento Europeo per uno studio che però fu palesemente copiato da Wikipedia. Lei si difese pubblicamente sostenendosi parte lesa:

Lo studio fu fatto da una società di consulenza, che io pagai

Il problema per la Aiuto nasce quando, in autosospensione al partito, incontra Davide Casaleggio per discutere della questione e porgere le sue ragioni al fine di essere riammessa al gruppo. Vi scriviamo alcuni passaggi chiave di questo racconto:

Sulla questione mi ha mortificato l’assenza di dialogo … Avremmo voluto rispondere in maniera diretta ai cittadini riguardo al nostro operato

Il problema sostanziale non è tanto nel merito, ma ha una natura politica: la Aiuti non era molto allineata al “Casaleggio pensiero” (o al Casaleggio Vangelo che dir si voglia). E questo disallineamento nacque tempo addietro, quando il Movimento dovette scegliere a quale gruppo europarlamentare aderire.

Fui una delle più critiche sul modo totalmente verticistico in cui avevano gestito la tentata adesione all’Alde

L’Alde è il gruppo parlamentare in cui sono confluiti i 5 stelle in Europa.

Noi deputati fummo tenuti all’oscuro di tutta la trattativa, portata avanti dai vertici e dal collega David Borrelli, uomo di fiducia di Beppe Grillo, ufficialmente per motivi di riservatezza e per farla andare a buon fine, come se non ci riguardasse. Però si trattava con la nostra faccia e i nostri nomi. Partecipazione, trasparenza, collegialità, tutto sparito. Questo non doveva essere il Movimento

La Aiuti si sente attaccata e racconta di come ci sia stata disparità di trattamento tra diversi colleghi nel corso del tempo:

Alcuni vengono attaccati e altri no. Ricordo per esempio che dei due primi europarlamentari usciti, Grillo attaccò pesantemente Marco Affronte, mentre nessuno disse mai nulla su Marco Zanni, poi confluito nello stesso gruppo di Le Pern e Salvini … anche le sospensioni, o le autosospensioni … non sono tutte uguali

L’eurodeputata non risparmia nessuno, e racconta retroscena su colui che sembrerebbe essere il vero burattinaio del Movimento:

Io metto in discussione la subalternità di tutti alla comunicazione, cioè alla Casaleggio. Con me sono arrivati, per dire, a mettermi in pausa, come dicono loro, per due settimane per una foto uscita in un quotidiano locale accanto ad una Miss regionale. Una volta che mi autosospesi, mi fu persino imposto di togliermi una maglia con il simbolo del mio gruppo locale durante la marcia di Perugia per il reddito di cittadinanza … Un sistema piramidale che vige a Roma e si ripete in tutte le regioni, col “capetto” e il “vicecapetto” di turno

Un racconto dettagliato, che porta alla luce molte sfaccettature che fin’ora avevamo solo ipotizzato e che conducono ad un’unica conclusione: la grande e unipersonale cabina di regia. Anche per la costruzione (fatta secondo la Aiuti a tavolino) dei piccoli leader che oggi fanno i front-man del Movimento:

fonte foto: Dagospia

Da quello che capivamo, chi gestiva i profili di Di Maio e di Di Battista era un’unica mente, che poi adattava il tenore dei post alle caratteristiche dei singoli esponenti

Ma l’architetto di Vasto racconta anche un dettaglio molto particolare dell’atteggiamento di Casaleggio durante il colloquio che ci ha lasciato veramente di sasso e sta all’origine di tutta questa vicenda:

Mi recai al cospetto di Davide Casaleggio. Gli spiegai che ero la vittima, e che ero pronta a produrre tutte le evidenze che lo dimostravano. Ero disposta anche a rifondere il Parlamento (come ho fatto subito dopo), nonostante l’assenza di mie responsabilità dirette. Mi colpì la sua totale mancanza di empatia. Tra l’altro in quel periodo attraversavo alcuni seri problemi familiari, gliene parlai, in maniera confidenziale. Non ebbe alcuna reazione. Mi disse di autosospendermi perché lui doveva tutelare l’immagine del Movimento

In questa vicenda non vogliamo risparmiare il soggetto principale, l’onorevole Aiuti, che sicuramente ha vuotato il sacco perché ferita e perché, da quello che ha dichiarato a La Stampa, non era riuscita nell’intento di avvicinarsi a Di Maio. Lo avesse fatto, oggi sarebbe in prima linea a dire che gli altri fanno schifo e che il Movimento funziona ed è la miglior ricetta per guarire l’Italia.

Ma rimane certo un fatto, una insider che racconta le dinamiche interne al Movimento. E non è cosa da poco.

Emerge un lato inquietante, e fa paura.