Mentre il Governo, in queste ore, è concentrato sulle dinamiche emergenziali sanitarie, per il Paese c’è un futuro, neanche troppo lontano, da considerare.

Un futuro nebuloso e cosparso da moltissime incertezze, molte delle quali di natura economica.

Tra queste una storia a sé ce l’ha l’agricoltura, settore che ancora oggi lavora quasi a pieno regime ma che, come e più di altri, risentirà di quel futuro.

Perché questo? Quando si riprenderà la normalità, speriamo presto, mancherà un pilastro che sostiene la filiera agricola: gran parte della forza lavoro.
L’industria agricola, secondo stime ufficiali, conta una media di circa 370 mila braccianti stranieri nelle proprie campagne (in Francia ad esempio sono 200 mila). Il problema non è solo italiano, è europeo; ma mentre in Francia il ministro all’agricoltura sta studiando un meccanismo per consentire a chi percepisce il reddito di disoccupazione di prestare lavoro nei campi, in Italia oltre agli accordi con la Romania e la proroga dei permessi di soggiorno al 15 giugno (chiesti in realtà fino al 31 dicembre), sembra non stiamo andando.

La scorsa settimana, la maggioranza parlamentare (Partito Democratico e Movimento 5 Stelle) ha ritenuto inammissibile, in commissione bilancio in Senato, le proposte emendative della minoranza (in questo caso di Forza Italia) al “Cura Italia“. Queste proposte avrebbero permesso a pensionati, studenti (compatibilmente con l’impegno formativo) e percettori di reddito di cittadinanza, di svolgere prestazioni agricole.
Una chiusura politica inammissibile, quasi ridicola, sia per i percettori di reddito, che in questo anno di assistentenza statale non hanno svolto un’ora di lavoro, sia perché le campagne hanno una vera e propria emergenza lavorativa senza precedenti di cui tenere seriamente conto e a cui sembra interessare a nessuno.

A questa proposta di Forza Italia, sarebbe utile aggiungere anche altre categorie, come ad esempio i cassaintegrati, o i percettori di reddito di disoccupazione, anch’essi aiutati dallo Stato, costretti a stare seduti (purtroppo per loro, non possiamo negarlo) sul divano di casa.

Ma il governo, rispetto a queste ipotesi, sembra proprio non voler sentire. Stesso discorso sui voucher, chiesti fortemente dalle associazioni di rappresentanza del mondo agricolo (“permetterebbero agevolazioni alle assunzioni”) e rispediti indietro al mittente dal mondo sindacale (“porterebbero precariato”). Risultato? Bocciati anch’essi.
Il governo sta puntando la sua strategia politica esclusivamente nella creazione di “Corridoi Verdi” (così chiamati dal Ministro Bellanova). E va pure bene, ma non possiamo andare allo scontro epocale con questa crisi, con una pallottola soltanto. Andasse a vuoto? Rischieremmo di rimanere sconfitti senza neanche averci provato. A rischio c’è il 40% del raccolto di frutta e verdura. A rischio c’è il Made in Italy.
Vale la pena tentarle tutte?