Tempo fa scrivevamo su questo blog in merito all’agognata vicenda dell’olio e della sua massima organizzazione mondiale, il Coi (Consiglio Oleicolo Mondiale).

La storia è questa: a metà giugno del 2019 i diciassette membri che compongono il Consiglio furono chiamati a rinnovare il proprio board. Andava rinnovata la carica di direttore esecutivo e nominati due direttori aggiunti. Va ricordato che il principio che ha sempre contraddistinto questa governance è stato quello della rotazione tra gli Stati. Invece il 21 giugno 2019 fu riconfermato alla carica di direttore esecutivo quello uscente, il tunisino Abdellatiff Ghedira mentre i due direttori aggiunti furono individuati nelle persone di Jaime Lillo (spagnolo) e Mustafa Sepetç (turco).

A distanza di sette mesi, Italia Oggi, quotidiano nazionale sempre attento sull’argomento, ha fornito nuove ed inquietanti informazioni su quella elezione. Noi sapevamo che qualcosa non fosse andato per il verso giusto, l’esclusione (da tutto) dell’Italia era un fatto che non si riusciva a spiegare.

Ad alzare subito le polemiche però non fu però l’Italia, con il governo totalmente preso da altro (la crisi politica) e la Mogherini preoccupata dalla sua non riconferma, bensì Israele, minacciando di coinvolgere l’Onu per il fatto di non essere stata ammessa al voto.

A tal proposito c’è una nuova luce sui fatti di allora, e li scrive in data odierna Italia Oggi:

  • Israele aveva nominato un italiano a rappresentarla: Ignazio Castellucci;
  • Israele era contraria alla proposta del rinnovo delle cariche così come sono state votate;
  • Israele avrebbe comunicato il proprio rappresentante nella mattinata del 21, prima dell’inizio dell’assemblea;

La storia invece è di dominio pubblico, e la sappiamo tutti: Castellucci andò a votare a Madrid e gli fu impedito di entrare nella sala del Consiglio.

Ma non è tutto perché, scrive Italia Oggi:

mentre erano in corso gli scambi di mail tra Madrid e Marrakesh sulla questione dell’accredito di Israele, un altro scambio di mail riguardava l’accredito del Montenegro. Quando i lavori del comitato accrediti erano ormai formalmente chiusi (e quindi i documenti ufficiali erano stati depositati), dal segretario esecutivo del Coi in Spagna giungeva ai funzionari in Marocco, su loro richiesta, il facsimile di una lettera di delega a uso del Montenegro. Il 21 giugno… il Montenegro… delegò l’Unione Europa (membro del Coi, ndr) a rappresentarlo.

Perché è importante questo passaggio? Perché senza la delega del Montenegro non si sarebbe raggiunta la soglia minima di validità delle operazioni di voto, il numero legale. Ovvero si sarebbe dovuta rinviare la sessione elettiva e, probabilmente, si sarebbe consentito a Israele di votare, ed il risultato sarebbe stato in bilico.

Ad oggi, alla guida dell’organizzazione internazionale più importante al mondo dedicata all’olio di oliva e alle olive da tavola, ci sono uno spagnolo, un tunisino ed un turco. L’Italia rimane ancora una volta fuori. Probabilmente a causa di un intrigo internazionale realizzato ad arte dai nostri competitor del settore.

Un altro colpo che prendiamo in faccia, nella più totale assenza del governo Conte I e Conte II. Quest’ultimo incapace di far fronte ad ogni problematica inerente all’agricoltura italiana: dazi alla frontiera degli Stati Uniti per molti prodotti (la causa è un’operazione industriale sbagliata, che nulla ha a che vedere con il settore agricolo), i danni da maltempo, quelli da fauna e quelli da insetti.

Complotto contro l’Italia e nessuno a difendere il nostro oro: l’olio di oliva.