DICIOTTI. LA STORIA

La Nave Diciotti è un pattugliatore della Guardia costiera italiana, attraccata al porto di Catania tra il 20 e il 21 agosto 2018 dopo aver salvato 177 migranti a largo di Lampedusa. Ma nessuno può scendere e sul molo ci sono polizia, carabinieri e guardia costiera che non fanno avvicinare nessuno. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non arretra di un millimetro: l’Italia non farà sbarcare nessuno fino a che l’Unione europea non aderirà all’accordo sulla ripartizione dei migranti tra i vari Paesi.

Nel frattempo il pm di Agrigento Luigi Patronaggio durante un’ispezione della nave evidenzia la criticità della situazione e apre un’inchiesta contro Salvini e il suo capo di gabinetto per sequestro di persona.
I migranti scenderanno da quella nave soltanto il 26 agosto. Ma il caso non è chiuso e arriva in Parlamento, in Giunta per le immunità dei parlamentari, che deve esprimersi se concedere l’autorizzazione a procedere o meno.

IL VOTO ON-LINE

I partiti sono tutti schierati: Lega, FdI e Forza Italia contro l’autorizzazione. Leu e Pd favorevoli. Ago della bilancia: il Movimento 5 Stelle che deve decidere se rimanere giustizialista o fare il garantista. Soluzione scelta: referendum on-line per gli attivisti. Saranno loro a decidere tramite internet.
Il 18 febbraio 2019 partono le operazioni di voto e alle ore 22.00 circa arriva il verdetto. 52.417 votanti sulla piattaforma Rousseau. Il 41% di loro ha votato per autorizzare la procedura, mentre il 59% si è schierato per la difesa del leader leghista Matteo Salvini. Che è salvo.

LE REAZIONI

A detta di qualche esponente del Movimento le operazioni non sono state neanche molto trasparenti o comunque facili. Usando le parole della senatrice del M5S Elena Fattori

Ho votato con grande difficoltà, spero di esserci riuscita perché si è disconesso nel momento in cui ho deciso di votare no, ovvero sì all’autorizzazione a procedere (nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, ndr). Mi chiedevo se fosse un meccanismo automatico per cui si disconnetteva

E rincara la dose:

ricordo che noi versiamo 300 euro al mese all’associazione Rousseau per implentare la piattaforma, il che significa circa 90.000 euro al mese, ovvero da inizio legislatura quasi un milione di euro proprio per implentare la piattaforma Rousseau. Il tutto senza aver alcun rendiconto delle spese puntuali e ogni votazione è un delirio

C’è anche chi invoca il regolamento, come la senatrice grillina Paola Nugnes

La rete aveva già votato su questo punto quando abbiamo votato il programma. È una contraddizione forte, perché questa votazione è fuori regolamento. Nell’articolo 4 dello Statuto, che è quello che regola le votazioni, quelle di questo tipo non sono previste. Con questo voto il M5S ha perso una parte della sua natura, dal punto di vista elettorale dovrebbe costare caro. Nella mia bolla di percezione il dissenso è ampissimo

È poi c’è la parola del presidente della Commissione Cultura di Montecitorio Luigi Gallo

un cambio di passo e il ritorno ai principi del M5s. Il 41% e pronto a mobilitarsi e vuole chiedere conto della direzione di questo governo, vuole più coerenza.

Senatori, deputati, ma non solo. C’è anche il popolo a cinque stelle a farsi sentire. Qualcuno ha aspettato addirittura Beppe Grillo fuori ad un teatro dove era in programma il suo solito show. Grida, urla e cartelli con scritto

Ci avete tradito per le poltrone, siete diventati dei portavoce di Salvini

E poi c’è la giungla selvaggia di internet dove l’annessione alla Lega sembra quasi scontata e girano vignette di questo genere:

ATTENZIONE

Al netto di questa bagarre rimangono due fattori su cui ragionare seriamente.

Il primo è la credibilità. Quella di un Movimento che per anni dai banchi dell’opposizione ha sparato ogni ben di Dio su chi governava ed oggi, a parti invertite, si rimangia praticamente di tutto. Perché son tante le contraddizioni. Dalla scelta di non decidere su un’autorizzazione a procedere all’abolizione del limite dei mandati per i parlamentari, passando per le alleanze alle prossime elezioni (saranno ora consentite), lo streaming che è scomparso dai radar e dalle stanze di Palazzo Chigi e la sparizione dei partiti dalla Rai. Elenco incompleto ovviamente, la lista è molto più lunga….

Il secondo fattore è invece la pericolosità. Quella di un Movimento che non riconosce il vincolo di mandato, superandolo con decisioni che tolgono “potere” a chi è pagato per averlo. E superando la democrazia parlamentare tramite una società privata: quella di Casaleggio.

La democrazia diretta dei Cinque Stelle è sempre diretta da qualcuno: la Casaleggio e associati srl.Simone Baldelli

Pubblicato da Forza Italia su Martedì 19 febbraio 2019

ci chiediamo: ma cosa esiste a fare il Parlamento se ogni cosa potrebbe essere demandata a qualche migliaio di iscritti ad un sito che fattura milioni? Sempre la Senatrice del Movimento 5 Stelle Elena Fattori affronta il problema

La piattaforma attualmente è nelle mani di un privato in conflitto di interesse, perché riceve 90 mila euro al mese dai parlamentari e non ha interesse che il governo cada, che i parlamentari vadano a casa e che magari, alla prossime elezioni, si riducano di numero visti i sondaggi

Pericoloso e non credibile. Il Movimento da un lato perde consensi (Abruzzo docet) e dall’altro si evolve per superare la democrazia.

Attenzione…