Poche settimane fa il Ministro dell’Interno ha aperto una forbice temporale per il voto delle elezioni regionali che si sarebbero dovute tenere in questo periodo dell’anno.
Toscana, Marche, Puglia, Campania, Veneto, Liguria e Valle d’Aosta. Sette Regioni su venti sono un bel test elettorale per i partiti che, secondo la decisione del Governo, in autunno si dovrebbero dare battaglia per prendere spazio (centrodestra) o mantenerlo (centrosinistra). Dalla partita sono totalmente, o quasi, tagliati fuori i grillini che, nonostante la pletora di nomine regionali per riorganizzare localmente il MoVimento 5 Stelle, non riusciranno ad incidere nelle varie bagarre, forse neanche se sceglieranno, come fatto di recente, accordi politici con il Partito Democratico.
Attualmente però la lotta non è candidato VS candidato, ma quella tra una schiera di governatori uscenti ed una parte del Governo. I governatori in questione stanno chiedendo con urgenza e insistenza di aprire la finestra elettorale direttamente a luglio, tra poche settimane, senza dover passare l’estate in queste condizioni.
Tra loro ci sono tre pesi massimi.
Giovanni Toti
Lo stato di emergenza sanitaria non è incompatibile con il diritto costituzionale dei cittadini di esprimere il voto elettorale in estate entro giugno è prevista la riapertura dell’intero Paese, per questo, come regioni che vanno al voto, chiediamo al Governo di aprire la finestra elettorale nei mesi di luglio e agosto. Nel particolare la preferenza dei governatori sarebbe nella seconda o nella terza settimana di luglio. Questa è un’opportunità, che se il quadro epidemiologico lo consentirà permetterà ai cittadini di esprimere il loro voto e di evitare un imprudente rinvio delle elezioni in autunno che, a seconda della situazione emergenziale, potrebbe condurre a un ulteriore prolungamento della legislatura in corso
Luca Zaia
Bene le elezioni regionali a luglio perché se è vero che in autunno ci potrà essere un ritorno del coronavirus non si andrebbe più al voto. E per allora dovremo avere tutti i governatori nel pieno dei loro poteri
Vincenzo De Luca
Che sarebbe ragionevole fissare la data delle elezioni, d’intesa con il ministero della Salute, a fine maggio. Senza condizioni di sicurezza non si vota, ma io dico che se si vota a fine luglio, cioè fra tre mesi, non avremo grandissimi problemi. Credo che l’ultima settimana di luglio sia la data utile per andare al voto
Ci sono due spiegazioni per la richiesta anticipata da parte dei governatori: una serie di motivazioni palesi ed una nascosta, più “intima”.
I governatori, nelle loro richieste e nelle dichiarazioni, sostengono che ci sono bilanci da approvare, incombenze sanitarie da affrontare con pieni poteri, la richiesta da parte di cittadini di esprimersi ed un possibile ritorno del virus.
Poi però c’è anche una finalità nascosta: la paura che più il tempo scorre e più la rabbia della gente possa trasformarsi in un voto di protesta (Campania su titte). Potremmo definirla una questione di sondaggi, una questione che stanno attenzionando tutti i governatori in maniera molto seria.
Chi sono i contrari?
I consiglieri regionali delle Marche (bipartizan)
Election Day ad ottobre, in assenza di una chiara e netta attestazione sanitaria da parte dell’Istituto Superiore della Sanità, che certifichi la assoluta sicurezza dello svolgimento di consultazioni elettorale.
Antonio Tajani
Le elezioni regionali e amministrative devono svolgersi in autunno. Come già deciso. Ogni cambiamento per votare a luglio sarebbe pericoloso per la salute degli italiani. Campagne elettorali con riunioni affollate sono controproducenti nella lotta anti Covid-19
E il Governo? In un primo momento la richiesta è stata snobbata, ma poi il ministro Boccia ha aperto una piccola porticina alla possibilità di voto, magari testando una modalità di voto on-line, da casa. su questo parrebbe che ci sia al lavoro una task-force che possa fornire strumenti utili al governo per decidere la questione.
Ma comunque il Governo rimane spaccato sull’argomento (ma va… anche su questo!), con i grillini divisi (ma va… anche su questo!). Pare che ogni nuova questione che la maggioranza si trovi davanti diventi una Caporetto.
La cronaca l’abbiamo fatta, ora però ci sorgono tre domande.
- Ci chiediamo come si può pensare ad una campagna elettorale a giugno con l’Italia ancora in stato di emergenza sanitaria?
- Come si può far credere che ci sarà una campagna regolare all’insegna dei programmi, degli incontri, della diffusione delle idee e del contatto con la gente?
- Cosa cambia ai fini della democrazia posticipare questa fase elettorale di due mesi?
L’unica cosa che realmente potrebbe cambiare è che l’Italia si troverebbe fuori dalla pandemia, con regole di vita sociale ben diverse da quelle che avremo ancora nel mese di giugno e le prime settimane di luglio.
Chi vincerà la battaglia del voto? I personalismi dei governatori uscenti, preoccupati del fatto che tra due mesi potrebbero tornare beatamente a casa, o la prima parola del governo che aveva deciso l’autunno come teatro della competizione elettorale?
Questione di giorni e sapremo qualcosa. Sempre se non salta il banco.